L’uomo che da solo si prende cura di 735 cani. Il padre dei cani: ecco chi è Rakesh Shukla

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By lotta75

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@Dogs of the VOSD Sanctuary

Rakesh Shukla è un ingegnere che ha una fattoria nei pressi di Bangalore, nello stato di Karnataka in India, con un ettaro e mezzo a disposizione, dove accoglie circa 735 cani che ha salvato dalle strade.
Come nella maggior parte degli Angeli dei 4zampe, chi arriva da Shukla si trova circondato da decine di musetti che saltano per salutare, giocano e corrono ovunque. A Shukla basta vederli felici per sentirsi completo, accarezzandoli uno ad uno dietro le orecchie, prendendoli in collo, per farli sentire a casa.

Nell’azienda di Shukla ci sono cani abbandonati o randagi, di tutte le razze, dai Labrador, Golden Retriever, Alano, Beagle, bassotto, rottweiler, San Bernardo e anche un carlino. Ci sono anche centinaia di meticci.

Nella maggiora parte dei casi si tratta di randagi, ma molti sono stati abbandonati.
“Io sono l’ultima speranza per questi cani. Molti sono malati e nessuno li vuole”, ha raccontato l’uomo di 45 anni, soprannominato il “Padre dei cani” e che chiama gli esemplari “i suoi bambini”.

Il primo cane entrato nella fattoria è stato una femmina di Ladrador. Grazie alla società di software che ha creato con la moglie, Shukla riesce a passare quattro giorni a settimana nel rifugio dove si dedica con anima e cuore alla cura dei cani.

“Ho lavorato a New Delhi e negli Stati Uniti e poi ha avviato la mia società a Bangalore. La vita fino ad oggi mi ha portato fortuna e non mi sono mai proibito di nulla, comprando orologi e automobili di marca. Avevo viaggiato in tutto il mondo, ma non ero felice”, racconta Shukla che dopo aver incontrato un cucciolo di golden retriever di 45 giorni nel 2009, si è completamente innamorato di lui, portandolo a casa. Il cucciolo era spaventato e non si fidava dell’uomo: “Ma ho capito che voleva fidarsi di me. E ‘stato in quel momento che si è verificato come una sensazione fisica, ho sentito un formicolio, un calore incandescente e da allora, non ho mai dovuto chiedere a me stesso Perché sono qui? “.

Il secondo cane chiamato Lucky è approdato tre mesi dopo e venne salvato dalla strada: “Aveva piovuto 12 o 13 giorni ed era tutto bagnato in condizioni miserabili, così lo portati a casa”.

Lentamente, Shukla prosegui nella sua missione caritatevole portando i randagi nella sua casa. Ma dopo le lamentele della moglie, Shukla decise di prendere una casa per questi cani e così acquistò la sua piccola fattoria dove ha creato il rifugio nel 2012 che accoglie cani di ogni tipo, abbandonati, randagi, malati o feriti.Ha progettato la dimora in ogni dettaglio per provvedere al benessere dei cani: una cucina adatta per preparare il mangiare, un laboratorio veterinario dove provvedere alle loro cure, ampi spazi dove farli correre e un laghetto per farli nuotare. Una vera fortezza per garantire la loro sicurezza con una doppia recinzione.

Shukla si è anche impegnato attivamente per combattere le politiche di sterminio dei randagi nello stato Indiano. Una pratica diffusa dai governi locali per provvedere ad un problema, uccidendo i cani e senza avviare un programma di contenimento. “Quando ho visto tutti quei cani sterminati per strada mi sono detto che ci deve essere un’alternativa. Non è possibile uccidere i cani in quel modo”, commenta Shukla.

“I cani hanno bisogno di persone che raccontino le loro storie e provvedono alle loro cure, da un punto di vista umano con politiche di sensibilizzazione, con un supporto veterinario e socio economico”, ha poi aggiunto l’imprenditore.

“E’ importante farci delle domande su quei cani: dove vivono nelle città, che fine fanno quando vengono maltrattati o feriti, chi si prende cura di loro e che diritti hanno. Ecco perché ho deciso di fondazione la mia associazione”, ha dichiarato Shukla.

Per mandare avanti la fattoria dei cani, Shukla impiega dieci persone tra le quali anche dei veterinari che si prendono cura dei cane. In totale al giorno, questa straordinaria baraonda di pelosi consuma 200 chili di pollo e di riso al giorno.

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