Animali terremotati rischiano di morire per il freddo

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By lotta75

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E’ emergenza gelo e l’ondata di neve e di ghiaccio ha provocato una decina di vittime. Al Centro sud si susseguono gli allarmi e per molte persone soprattutto quelle più deboli come gli anziani l’attenzione è massima. Ma il freddo colpisce anche gli animali sia domestici, che selvatici che quelli degli allevamenti e per questo le associazioni sono in piena attività per intervenire il prima possibile come in alcuni canili tra cui quello di Campobasso dove molti esemplari sono intrappolati nella neve.

Uno scenario raccapricciante e una corsa contro il tempo per salvare la vita di piccole creature indifese che dipendono in tutto e per tutto dall’uomo come gli animali da corte o degli allevamenti. Ci sono problematiche per il rifornimento del cibo e per abbeverare gli animali, con condotti dell’acqua gelati così come per le coperture che non sono state realizzate.

Le zone terremotate sono quelle dove si sta concentrando l’attenzione con temperature che ad Amatrice sono scese addirittura a -18° oppure a Vallopa, in provincia di Macerata a -12° che accoglie alcuni irriducibili rimasti nelle roulotte che sono avvolte da 20 centimetri di neve.
Molte persone sono rimaste sul posto per custodire i propri animali, come i titolari di alcune aziende agricole che stanno lottando per proteggere i greggi.
Come riporta il Resto del Carlino, Fabio Troiano, proprietario di un’azienda agricola deve gestire un centinaio di capi, minacciati dalle temperature: “Non sappiamo come muoverci non ci viene data nessuna certezza. Non conosciamo i tempi di arrivo delle stalle, la neve aumenta. Tiriamo avanti da soli fin dove riusciamo. Però governare le vacche, senza dimora, adesso è difficilissimo”, ha dichiarato Troiano.
La preoccupazione è rivolta anche ai giovani vitelli che sono quelli più a rischio in quanto gli allevatori per provvedere agli animali sono costretti a spostarsi ad alta quota.
Una catastrofe preannunciata nelle zone rurali. Sempre in provincia di Macerata sui Monti Sibellini, un allevatore di cavalli da trotto e salto a ostacoli è costretto a tenere una trentina di esemplari senza copertura tra i quali cinque puledre incinta.  “In tutto sono una trentina i cavalli che sono costretto a tenere all’aperto con questo gelo più altre trenta capre, possono morire. Le stalle? Ce le avevano promesso ma non sono state finite, hanno fatto solo la piazzola dove montare la tesnostruttura ma poi i lavori non sono continuati. Se nessuno ci aiuta, quest’ondata di freddo glaciale ci metterà per sempre ko”, ha commentato l’allevatore.

L’Enpa ha invece diramato un appello affinché in alcune aree sia chiusa in anticipo la stagione venatoria, chiedendo alla Conferenza delle Regioni di applicare l’articolo 19 della legge 157/92 che “per sopravvenute particolari condizioni ambientali stagionali o climatiche” che prevede e da la possibilità alle Regione di sospendere l’attività venatoria.

Per l’Enpa si tratterebbe di “un gesto di responsabilità di fronte a una emergenza innegabile e straordinaria, che incide oltre misura sulla fisiologica mortalità degli animali nella stagione invernale. Tra l’altro – aggiunge l’ente di protezione animali-  siamo già nel periodo della migrazione prenuziale finalizzata alla riproduzione di molti selvatici, dunque una fase biologica delicatissima per la sopravvivenza stessa delle specie, al cui rispetto e alla cui protezione siamo obbligati anche da regole sovranazionali”.

L’Enpa è presente anche nelle aree terremotate dove continua a prestare soccorso ma non senza il supporto delle autorità. Ecco perché l’Ente chiede che in queste zone sia inoltre rafforzata “la vigilanza e gli interventi su possibili emergenze per gli animali causate proprio dalle neve e dal freddo. A Campobasso e Amatrice sembrano rientrate le situazioni di crisi. È comunque importante non abbassare la guardia fino al completo ritorno alla normalità”.

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