Canile degli orrori a Reggio Calabria: ispezione rappresentanti M5S e Lndc

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By lotta75

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Nel mese di giugno scorso fu chiuso per sospetta emergenza sanitaria. il canile comunale di Mortara di Reggio Calabria, gestito dall’associazione Aratea. Secondo le disposizioni dell’amministrazione comunale nella struttura si sarebbe  diffuso il cimurro. Una situazione anomala, in quanto ricordano le associazioni animaliste, si tratta della prima vaccinazione obbligatoria per l’ingresso dei cani nei canili. Tra le irregolarità riscontrate il fatto che a Mortara non è mai stato autorizzato il canile sanitario e non sarebbe state neanche rispettate le prescrizioni previste per farlo coesistere con il rifugio.

L’area del canile sanitario ospita circa 70 cani mentre altri 140 sono custoditi nella zona utilizzata come rifugio comunale, molti dei quali risultano intestati a privati appartenenti all’associazione che si occupava della conduzione del rifugio prima dell’affidamento agli attuali gestori.

Infine, all’interno della struttura sarebbero morti, per motivi ancora da chiarire una ventina di cani. Il dato non è stato confermato da Aratea ma ci sarebbero delle fotografie e dei video documentati dai volontari che testimoniano questi fatti. Il caso è stato segnalato alla Procura di Reggio Calabria che ha disposto delle verifiche e che  in due occasioni ha inviato un team di veterinari per accertare le condizioni degli animali in canile. Da queste verifiche sarebbe emerso che molti cuccioli ospitati nei box sono scomparsi senza che sia stata documentato nei registri del canili.

Ecco perché i rappresentati del Movimento Cinque Stelle e alcuni responsabili della Lega Nazionale Difesa del Cane (Lndc) hanno effettuato un’ispezione a sorpresa, con i Carabinieri, per verificare le condizioni dei cani e del canile.

“Le condizioni che abbiamo riscontrato sono allucinanti e degne di un Paese incivile e colluso. Nella struttura che ha la duplice funzione di canile sanitario e di rifugio, abbiamo rinvenuto cani affetti da gravi patologie tra cui il cimurro e la rogna demodettica e privi della dovuta assistenza sanitaria”, ha denunciato il portavoce parlamentare del Movimento cinque stelle Paolo Bernini, spiegando che sono stati portati via ben quindici cuccioli in grave condizioni, di cui quattro sono morti.

“La maggior parte dei cani non è microcippata né sterilizzata e tutti sono costretti a vivere in condizioni di estremo abbandono e maltrattamento. Questo è l’ennesimo episodio che ci pone di fronte ad una realtà inaccettabile in cui strutture fatiscenti e personale inadeguato, a fronte di cospicui finanziamenti, utilizzano gli animali come fonte di reddito e in spregio a tutte le normative vigenti. E’ un fenomeno che dobbiamo fermare e contrastare con ogni strumento affinché si restituisca il rispetto e la dignità dovute a creature che vivono la barbarie umana due volte sulla loro pelle: prima per essere stati abbandonati, poi per essere sfruttati senza ritegno e con la compiacenza di chi, invece, dovrebbe vigilare sulla corretta applicazione delle norme”, ha rilanciato la Bernini.

Un inferno per il rappresentante della Lega del Cane di Battipaglia Alfredo Riccio che si è detto “stanco di dover denunciare i soprusi e le violenze subite dagli animali”, sostenendo senza mezzi termini che “un canile sanitario che non è in grado di fornire la documentazione per le necessarie autorizzazioni è un surreale controsenso. Siamo sempre più convinti che l’assenza totale dello Stato sia un grave segnale che evidenzia come questi fenomeni si radichino sempre laddove nessuna norma è applicata e dove gli interessi economici garantiscono non solo il regolare svolgimento di reati, ma questi si perpetrano in modo continuativo e vergognoso sulla pelle di animali indifesi”.

 

Una situazione grave in cui un servizio non è in grado di garantire il benessere animale, pertanto il M5S e la Lndc hanno deciso di denunciare quanto verificato. L’avvocato incaricato, Aurora Loprete, ha spiegato che “stiamo predisponendo un esposto alla Procura della Repubblica affinché si indaghi al più presto su questa vicenda tanto crudele quanto sconvolgente. Le responsabilità e i reati commessi dovranno essere perseguiti affinché siano messe in pratica le normative vigenti che con estrema chiarezza identificano questi episodi come gravi delitti, reati previsti e puniti dal nostro codice penale”.

 

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