Test sismici per piattaforme petrolifere dannosi per fauna marina: Belize dice “no”

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By lotta75

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@Getty images/Great Blue Hole, Belize
@Getty images/Great Blue Hole, Belize

Da anni ormai si parla del pericolo spiaggiamenti delle balene e dell’impatto dei test sottomarini sull’orientamento dei cetacei in mare. Ogni volta, sono stati evidenziati pareri opposti tra chi respingeva i rischi e chi invece denunciava operazioni dannose sulla fauna marina, come ad esempio i test sismici per gli sviluppi delle piattaforme petrolifere offshore.

Il Belize dopo una campagna del WWF ha deciso di sospendere le operazioni nella regione in quanto ha riconosciuto che le sonde impiegate per la mappatura dei fondali e i test sismici impattano sulla fauna marina. L’organizzazione ambientalista ha ricordato che i test consistono in flussi di aria compressa o onde sonore che vengono inviate sul fondo marino per accertare inoltre la presenza di idrocarburi.

Il Belize stava puntando a sviluppare un piano di sviluppo di piattaforme petrolifere a poco più di un chilometro da una riserva, Patrimonio Mondiale dell’umanità. Grazie all’intervento dell WWF il Governo ha sospeso l’attività chiedendo ai tecnici e ricercatori di “cessare immediatamente le operazioni”.

“La nostra barriera corallina è un luogo estremamente importante per gli abitanti del Belize. Operatori turistici, pescatori, sportivi subacquei e ambientalisti, tutti riconoscono il suo enorme valore naturale e i benefici che questo luogo offre alla nostra economia. Accogliamo con favore la notizia della sospensione da parte del governo del Belize e dell’intenzione di avviare una consultazione più ampia”, ha commentato Nadia Bood, ricercatrice del WWF in Belize, spiegando che “quella di proseguire con queste operazioni, ignorando i danni potenziali per la vita del mare e il sostegno che la barriera corallina fornisce alle popolazioni, è stata una cattiva decisione. La sospensione è stata una buona scelta, ma fino a quando non vi sarà una legge che impedisce questo tipo di attività in mare aperto, questo luogo sarà sempre a rischio”.

Attraverso una petizione internazionale, il WWF aveva promosso una campagna per tutelare il sito alla quale hanno risposto oltre 160mila persone che hanno chiesto al ministro di tutelare l’ecosistema della barriera corallina “Mesoamerican Reef System” che si estende dal Messico, al Guatemala fino alle Honduras e dichiarata a rischio dall’Unesco.

L’area interessata accoglie oltre 1400 specie di piante ed esemplari marini come tartarughe, squali e delfini, sensibili alle onde sonore che possono provocare danni irreversibili su  balene e delfini, rendendolo sordi, disturbare la loro comunicazione e minare le loro facoltà di migrazione delle specie che coincideva nel periodo in cui dovevano essere effettuati i test.
Soddisfazioni espresse dallo stesso presidente dell’Associazione degli operatori turistici, Osmany Salas, a contrario al piano del Governo: “Non dobbiamo mettere a rischio le nostre risorse naturali vulnerabili e le attrazioni turistiche che sono al cuore della nostra attività”, ha dichiarato Salas.

Un’indagine del WWF ha messo in evidenza che circa 190mila cittadini del Belize, più della metà della popolazione, vive del turismo e della pesca. L’organizzazione nello studio sull’impatto ambientale aveva evidenziato che i test avrebbero impattato sul settore della pesca e stimato che in caso di disastro e di fuoriuscita del petrolio, per bonificare l’area il governo dovrebbe pagare 280milioni di dollari, una cifra pari al 15% del Pil del paese.

 

 

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