Lecce, cane di quartiere morto: per l’ENPA è avvelenamento

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By Antonio Papa

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La cagnetta Elsa, che frequentava il quartiere di San Pietro in Lama, a Lecce, è morta. Ed il decesso è avvenuto nel più odioso dei modi, con il povero quattrozampe avvelenato da qualcuno. Tutto ciò nonostante i residenti amassero Elsa. L’animale era stata adottata da tutti, ma purtroppo se n’è andata via davvero nella maniera più becera ed irrispettosa che si potesse immaginare. Si trattava di un Pastore Tedesco, che molte persone provvedevano a curare. Adesso su questa triste circostanza stanno indagando le guardie zoofile dell’ENPA. L’Ente Nazionale Protezione Animali intende far luce sulla vicenda ed assicurare alla giustizia la persona o le persone che hanno fatto questo.

È stato già diffuso un appello per cercare di ottenere la collaborazione di qualcuno che possa fornire magari elementi utili per arrivare ai colpevoli. Purtroppo, da quanto appreso, risulta anche che i soccorsi ad Elsa siano giunti con eccessivo ritardo. Senza tutti i rallentamenti riscontrati magari sarebbe stato possibile salvarle la vita. L’ENPA dice la sua in una nota ufficiale pubblicata sui propri canali web. “L’uccisione di Elsa ha rappresentato un atto vile e crudele che le ha portato via la vita”.

Cane ucciso, l’ENPA dice: “È stato avvelenato”

L’ENPA stessa poi rende noto che la causa della morte è da ricondurre quasi certamente ad un avvelenamento. “Quasi certamente è morta per questo. Molti cittadini a turno le portavano da mangiare e da bere, Elsa era tanto dolce con i bambini e con gli altri animali, si trattava di un cane ben voluto da tutti. Non da tutti però… L’autore di questo gesto ha commesso un reato, infatti l’art. 544-bis del Codice Penale prevede la reclusione da quattro mesi a due anni.”

“Troppo pochi a nostro parere se rapportati alla sofferenza che ha provato Elsa che si è fidata di quell’uomo/donna gentile che le offriva da mangiare guardandola con un sorriso beffardo e nascondendo odio e cattiveria che solo gli esseri umani sono capaci di avere”. Sempre in Puglia ha generato polemiche l’installazione di una trappola fai-da-te per impedire ai cani di espletare i propri bisogni vicino a dei tubi di scolo. La cosa avrebbe potuto facilmente portare al ferimento di bambini, nel caso di una sfortunata eventualità.

A.P.

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