Brescia: l’influenza aviaria preoccupa allevatori e consumatori

Foto dell'autore

By Gabriele

News

(Pixabay)

Ancora allerta influenza aviaria: un anno fa, ad Ueckermuende, nella Germania nord-orientale in una zona non lontana dal confine con la Polonia, è stato chiuso lo zoo locale. Sempre a novembre scorso, un caso grave di volatili morti giunse da Milano. Ma appunto la fobia dell’influenza aviaria non si ferma e ora un nuovo allarme arriva proprio dalla Lombardia. Già ad agosto, in un allevamento a Lonato, nel bresciano, vi fu un vero e proprio depopolamento. Questo venne accertato dal personale dell’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Brescia.

A metà ottobre, però, sembra che la situazione sia decisamente precipitata, Molto rapidamente, infatti, l’influenza aviaria si è sviluppata all’interno di 21 impianti. Sono stati così 529.273 i capi abbattuti. Ma successivamente l’Ats è dovuta intervenire anche in 10 allevamenti indenni. Sono stati così abbattutti ulteriori 263.811 capi tra tacchini, anatre, polli e galline ovaiole. Si tratta di un’emergenza che seppur sotto controllo non sembra per nulla finita. Spiega Carmelo Scarcella, direttore generale Ats Brescia: “Sono in previsione altri 5 interventi in altrettanti impianti in zona di protezione dal focolaio di Cigole, con l’abbattimento di 129.600 capi”.

Questo lavoro non terminerà a breve, sottolinea Francesco Brescianini, direttore dipartimento veterinario, aggiungendo: “Prevede la presenza del veterinario in tutte le procedure prima e dopo l’abbattimento ma anche la definizione delle zone di protezione e di sorveglianza definite da un raggio rispettivamente di 3 e 10 chilometri di distanza dal focolare con il blocco della movimentazione di pollame, pulcini e uova. Per velocizzare le operazioni abbiamo istituito una “unità di crisi””.

Elevata l’entità delle spese

Queste operazioni hanno comunque creato spese per diversi milioni di euro, causati innanzitutto dagli indennizzi per gli allevatori. Inoltre oltre due milioni di euro sono stati spesi per l’abbattimento e lo smaltimento delle carcasse. Scarcella parla di “una vera e propria emergenza di sanità pubblica”. Fabrizio Speziani, direttore sanitario Ats Brescia, ha aggiunto: “Attualmente non ci sono rischi per il consumatore e per l’uomo. Il lavoro in atto è di prevenzione affinché il virus non muti”. L’epidemia è provocata dal ceppo virale H5N8 ad alta patogenicità”. Intanto, è previsto per domani pomeriggio il summit organizzato da Coldiretti. Si farà il punto della situazione, sulle misure di prevenzione e soccorso già adottate a livello regionale e nazionale. Verranno analizzate misure che potrebbero essere messe in campo nel prossimo futuro.

GM

Impostazioni privacy