Cane sbranato dai lupi: era legato a catena

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By lotta75

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Cane sbranato dai lupi 

Era legato con la catena, ad una cuccia, all’esterno dell’abitazione. Esposto alle intemperie e a pericoli di vario tipo. In ultimo, l’aggressione di un branco di quatro lupi che non gli hanno dato scampo.

E’ quanto denuncia il titolare di un’azienda a Toano, in provincia di Reggio Emilia in Emilia-Romagna. L’uomo ha raccontato che il suo cane, un segugio da lepre è stato dilaniato dai lupi.

“Erano quattro lupi, mio figlio li ha visti mentre davano gli ultimi colpi al cane e poi scappare. E non è il primo cane che perdiamo”, racconta Dante Raggioli.

Del povero cane sono rimasti pochi brandelli. Secondo la ricostruzione dei proprietari, l’aggressione si è verificata in tarda notte. “Abbiamo sentito le lamentele del nostro cane, nella notte non è che si possa uscire subito, il tempo di mettersi qualcosa addosso e i lupi se ne erano già andati via”.

Purtroppo, denuncia l’agricoltore, non si tratta del primo episodio. Già qualche anno addietro, Raggioli ha perso un altro cane sempre a causa dei lupi.

“Era un cane a cui ero molto legato, e di buon valore, un segugio da lepre. Lo tenevamo bene, all’aperto, con la catena e la cuccia coperta, eravamo molto legati a lui e questa perdita è pesante”.

Un fatto che riporta in primo piano il tema dei lupi, degli ibridi e dei cani selvatici che per gli allevatori sta diventando sempre più cruciale. Gli esemplari si avvicinano sempre più nei pressi delle abitazioni. Una presenza costante con la quale ricominciare a convivere. Purtroppo non è sempre facile e lo stesso Raggioli teme per la propria famiglia.

I cani come molti altri animali sono considerate delle prede per i lupi. Come dimostra anche un recente filmato in cui in Abruzzo un cane scappa da un attacco di lupi.

Gestione dei lupi e assenza di una strategia

Timori e pareri contrastanti tra chi vive con la paura e chi difende i lupi. L’arrivo dei lupi non è confortante per gli abitanti. Tuttavia, la scarsità di cibo e le stagioni di siccità e di gelo portano le specie selvatiche ad avvicinarsi sempre più a luoghi dove individuare del cibo.

Risultato? Troppe volte c’è chi preferisce risolvere la questione in modo fai da te, cacciando i lupi, mettendo trappole illegali e colpendo specie protette.

Purtroppo anziché risolvere la situazione condannando a morte la specie, le istituzioni dovrebbero pensare a delle strategie di contenimento e di monitoraggio. In base alle stagioni e alle problematiche scaturite dalle condizioni climatiche avverse, pianificare programmi per mantenere i predatori nelle aree distanti dalle abitazioni. Ad esempio, introdurre specie predate dai lupi e che non siano vittime della caccia. Proprio d’inverno, stagione in cui scarseggia il cibo, è consentita la caccia. Avviare programmi per alimentare i predatori mantenendoli nelle loro aree.

L’allarme lupi è stata anche lanciata da Coldiretti in Toscana secondo la quale  tra il 2014 e il 2016 ci sono state ben 1200 richieste d’indennizzi da parte degli agricoltori per attacchi di lupi, ibridi e cani inselvatichiti. La stessa confagricoltura ha annunciato di voler lanciare una petizione europea per contenere il numero dei lupi.

Eppure, una risposta ci sarebbe. A livello sperimentale in alcune regioni esposte ai lupi sono stati introdotti i pastori maremmani e abruzzesi per la guardiania. Di sicuro, un povero segugio legato a catena aveva ben poche possibilità di sopravvivere ad un tale attacco. Senza via di fuga.

C.D.

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