Cane soppresso dal canile, tutto archiviato: “Agito secondo coscienza”

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By Gabriele

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tecla cane soppresso
(Facebook)

Il cane Tecla soppresso dal canile a Ferrara, la veterinaria che voleva adottarlo denuncia ma viene tutto archiviato: “Agito secondo coscienza”.

Una vicenda triste, con un epilogo che lascia molta amarezza: un  dolce mastino napoletano di nome Tecla era diventato il cane preferito da una delle veterinarie, Giovanna Bevilacqua, nel canile comunale di Ferrara. Poi a luglio dello scorso anno, a Tecla era stato diagnosticato un osteosarcoma alla zampa posteriore sinistra. Trattandosi di una malattia terminale, la Bevilacqua il 5 agosto ha chiesto di poterlo adottare. Al termine di un lungo iter, a ottobre, il mastino era stato infine soppresso.

Per saperne di più –> Lo voleva adottare ma viene soppresso in canile

Archiviata la denuncia: la reazione dei responsabili del canile

Dopo il decesso del cane, erano arrivate due denunce, presentate rispettivamente dalla Bevilacqua e dall’associazione Leal di Ferrara, per i gravi reati penali di abbandono e maltrattamento di animali. Sotto accusa era finita la responsabile di gestione del canile comunale di Ferrara e presidente dell’associazione Avedev, Paola Cardinali. Ma la Procura della Repubblica di Ferrara ha recentemente disposto l’archiviazione delle due denunce, sottolineando che è “ineludibile che l’indagata non ha in alcun modo agito allo scopo di crudelmente o inutilmente cagionare la morte dell’animale, piuttosto ha agito al fine di individuare alla luce del quadro clinico le migliori opzioni che, in scienza e coscienza, le apparivano corrette”.

Il consiglio direttivo dell’Avedev ha commentato la vicenda sostenendo come “a questa vicenda sono stati dati risvolti mediatici enormi, anche politici, tanto che la consigliera comunale Ilaria Morghen presentò in Consiglio Comunale un question-time sull’onda del clamore creato dalla vicenda, con una mercificazione del cane nei confronti del quale non si è avuto alcun rispetto, nè per la sua dignità né per la sua sofferenza”. Conclude la nota: “Abbiamo assistito a commenti deliranti e offensivi, anche di persone sconosciute, di odio e di ingiustificata indignazione, nei confronti di alcune delle quali non potevamo che richiedere noi una tutela giudiziaria per una diffamazione che non ha visto confini”.

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