Cani a catena corta, tenuti in piccole gabbie, in pessime condizioni igenico sanitarie

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By lotta75

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@Facebook/Oipa Prato
@Facebook/Oipa Prato

Purtroppo alcune culture non hanno la sensibilità né tanto meno il rispetto per gli animali. E così, torna sotto i riflettori la comunità cinese a Prato, dove negli ultimi quattro mesi, le guardie zoofile della sezione locale dell’Oipa hanno effettuato la bellezza di quaranta interventi nell’area della città dove ci sono delle aziende cinesi, per salvare cani detenuti in condizioni indegne.

Gli animali per lo più di razza e di grossa taglia sono nella maggior parte dei casi legati a catena in stretta gabbie come emerge dalle fotografie shock diramate dall’Oipa che ha effettuato un nuovo blitz, dopo diverse segnalazioni, lo scorso 3 novembre.

In tutto sono stati liberati quaranta cani che secondo le dichiarazioni dei proprietari sarebbero utilizzati per la guardia dei capannoni. Di fatto, sottolinea Oipa, i cani in realtà vivono 24h su 24h a catena, nei box disposti nei cortili dell aziende, senza riparo, in balia delle intemperie, senza acqua e un’alimentazione scarsa che si basa sugli scarti del pranzo o della cena.

Cani di varie razze come pittbull, pastori tedeschi, doberman, rottweiler anche maremmani, privi di microchip ma vaccinati, per timore di malattie diffuse dai cani.

Condizioni di maltrattamento che in base alle normative comporteranno delle sanzioni amministrative. Per sensibilizzare e informare i cittadini della comunità cinese, l’Oipa di Prato ha realizzato un volantino bilingue-

Le guardie zoofile OIPA Prato, al fine di sensibilizzare e informare al comunità cinese, hanno realizzato un volantino bilingue con i consigli sulla convivenza con gli animali, la tipologia di violazioni della normativa vigente e le relative sanzioni amministrative.

I volontari dell’Oipa hanno diversi problemi nel gestire la situazione e per intervenire: spesso, spiegano le guardie zoofile, i proprietari non aprono e si nascondono e nella maggior parte dei casi riferiscono che si tratta del cane di un amico andato in Cine e che custodiscono: “Agire con verbali e sequestri è abbastanza inutile perché i maltrattamenti vanno accertati e spesso dopo 60 giorni il proprietario può tornarne in possesso. A noi interessa far star bene il cane. Quindi cerchiamo di lavorare sull’insegnare ai cinesi come trattare i cani. Purtroppo non rientra nella loro cultura e fargli capire le cose non è semplice”.

I cani sequestrati sono spesso traumatizzati e per il loro reinserimento è necessario nella maggior parte dei casi, un percorso di riabilitazione.

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