Lo scoiattolo grigio fa paura: come bloccare l’invasione?

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By Gabriele

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Scoiattolo grigio
Lo scoiattolo grigio (Flickr)

Ormai quasi due anni fa, l’Unione  Europea ha stabilito che per tutelare la biodiversità si dovrebbero estirpare ben 37 specie animali considerate “aliene” invasive ma anche piante straniere che danneggiano gli ecosistemi europei. La normativa è entrata in vigore dal gennaio 2016. In questa lista nera, 23 specie sono presenti in Italia, tra cui lo scoiattolo grigio americano e sarà obbligatorio controllarle e limitarne la diffusione. Ma perché questo piccolo roditore fa così paura? La risposta la dà Claudia Fachinetti sul sito rivistanatura.com.

Da sempre la giornalista e scrittrice si dedica al tema del ‘verde’ e della biodiversità: “Lo scoiattolo della Carolina dal suo nome scientifico (Sciurus carolinensis), è arrivato in Europa come animale da compagnia nei primi decenni dello scorso secolo ed è stato improvvidamente liberato”. Eradicazione e, in rari casi, captivazione sono le parole d’ordine quando si parla di questo roditore. In effetti, va sottolineato che la scelta dell’Ue di bloccare l’importazione di questa specie è stata tardiva. Solo a fine 2013, infatti, lo scoiattolo grigio è divenuto ‘vietato’.

Il fallimento dell’eradicazione

Claudia Fachinetti sottolinea un fattore importante, “l’impossibilità di effettuare l’eradicazione di specie animali e vegetali quando passano dall’essere piccoli nuclei, diventando popolazioni estese che si riproducono in areali tutt’altro che circoscritti e circoscrivibili”. In sostanza, l’eradicazione – nonostante la scienza non lo ammetta – si rivela quasi sempre fallimentare.

Si tratta di un dato di fatto e non riguarda solo lo scoiattolo grigio. Si pensi anche a nutrie e pappagalli, o tra gli insetti al coleottero giapponeseEttore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia, ha spiegato qualche settimana fa: “Purtroppo negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione di specie straniere che si diffondono nei nostri territori”. Queste specie “non hanno antagonisti naturali che invece trovano nei loro paesi d’origine”.

“Da decenni si cerca di contenere non solo gli animali alloctoni, ma anche certe specie autoctone”, ricorda Claudia Fachinetti. Tra queste c’è ad esempio la cornacchia grigia. Tutto questo “con un unico risultato visibile anche a un profano: aumentarne numero e diffusione”. In definitiva, le uccisioni di massa non servono a nulla sotto il profilo della conservazione. In tanti le ritengono ormai un metodo da archiviare. La soluzione, invece, passa per “attività di prevenzione per la tutela della biodiversità, evitando di sottrarre risorse economiche necessarie a questo scopo”.

 

GM

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