Clonate le prime due scimmie: la condanna

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By lotta75

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Dopo una serie di sperimentazioni avviate sulla clonazione, a distanza di 19 anni dalla prima nascita, quella della pecora Dolly, un gruppo di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze dell’Accademia cinese delle scienze a Shanghai in Cina hanno annunciato di aver clonato per la prima volta due scimmie. Si tratta di due macachi chiamati Zhong Zhong e Hua Hua che, secondo quanto diffuso dai media, continuano a crescere in buona salute.

Un vero successo per i ricercatori che hanno utilizzato una tecnica con la quale hanno trasferito il nucleo di una cellula dell’individuo “da copiare” in un ovulo non fecondato e privato del suo nucleo. Fino ad oggi, i ricercatori avevano fallito in quanto i nuclei delle cellule differenziate contengono geni che impediscono lo sviluppo dell’embrione.
I ricercatori cinesi li hanno riattivati con interruttori molecolari ad hoc. Il traguardo apre nuovi scenari che in parte preoccupano.

“Questa tecnica consente per la prima volta di generare numerosi esemplari di primati geneticamente omogenei fra loro. Ciò permetterà di ottenere risultati sperimentali più affidabili e facilmente riproducibili: riducendo la variabilità e l’errore statistico si ridurrà anche il numero di campioni necessari per fare le misure e, di conseguenza, il numero di animali sacrificati per ogni singolo esperimento”, ha spiega all’agenzia Ansa Giuliano Grignaschi, responsabile del benessere animale presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e segretario generale di Research4life.

Non tutti approvano questo tipo di sperimentazione e il Vaticano parla già di una minaccia per il futuro dell’uomo. Il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha dichiarato all’Ansa che lo studio dei ricercatori cinesi è un “lavoro scientifico che può sollevare importanti problemi etici, essendo le scimmie simili a noi”.

Chiesta moratoria su sperimentazione animale

Anche se per molti ricercatori il successo di questa clonazione potrebbe aiutare a preservare animali in via d’estinzione, è dura la condanna da parte delle organizzazioni animaliste che ricordano come milioni di animali in tutto il mondo subiscono torture e test estremamente dolorosi che non dovrebbero più essere consentiti.
Solo in Europa, denuncia Peta, “circa 11,5 milioni di animali sono utilizzati per la sperimentazione”. L’organizzazione animalista ha pertanto rilanciato una petizione contro la sperimentazione animale, chiedendo alla Commissione Ue una moratoria.

La Lav definisce questo studio “una follia inutile che non conosce etica”.

C.D.

Per consultare lo studio in inglese clicca qui

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