Elefanti all’asta per essere uccisi il vincitore potrà sparare

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By Loriana Lionetti

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Fino allo scorso anno vi era un divieto di caccia che non permetteva più di commettere atti brutali contro i grossi elefanti del Botswana. Da quest’anno per alcuni il divieto sarà rimosso. Tramite un’asta organizzata dal governo, sarà infatti possibile acquistare un pacchetto che permetterà di uccidere molti esemplari.

curiosita sugli elefanti
Elefanti (foto Pixabay)

La caccia all’asta

cacciatore
Cacciatore a caccia di elefanti ( Fonte foto Pixabay)

Sette pacchetti da 10 esemplari l’uno, saranno infatti venduti durante l’asta che si terrà questa settimana. Un’asta importante per il diritto di cacciare gli animali, da quando il nuovo presidente ha revocato il divieto di caccia a maggio dello scorso anno.

Il Botswana, ha la più grande popolazione di elefanti del mondo, conta circa 130.000 animali in tutta la nazione, e a causa delle continue lamentele dei cittadini che denunciavano la devastazione dei campi, da parte di questi animali, ha costretto il governo a prendere provvedimenti. L’organizzazione  che gestisce le vendite per conto del governo ha organizzato quello che secondo loro potrebbe essere il modo per risolvere il “problema”.

La realtà dei fatti è però molto diversa, infatti con l’uccisione di questi 70 esemplari non cambierà nulla a livello di numeri di esemplari in natura, ma cambierà molto per quanto riguarda le entrate governative, che grazie a questi fondi derivati da questo orribile sport potrebbero far trarre benefici anche alle comunità locali.

Il Governo ha infatti offerto 7 pacchetti da 10 elefanti ciascuno. L’asta avrà luogo a Gaborone e gli interessati dovranno versare un deposito rimborsabile di 200.000 pula (circa 17.000,00 Euro)

 

L’attuale presidente Mokgweetsi Masisi aveva incentrato tutta la sua campagna politica sugli elefanti. Arrivato al potere ha eliminato il divieto di caccia precedentemente emanato dal suo predecessore Ian Khama che grazie al divieto imposto aveva riscosso moltissimi consensi a livello internazionale proprio per le politiche sulla fauna selvatica del Botswana.

Negli ultimi periodi gli incidenti causati dagli elefanti sono notevolmente aumentati, gli enormi pachidermi distruggono i raccolti e calpestano gli abitanti dei villaggi, nonostante questo, la caccia non è comunque il metodo migliore per ridurre la popolazione degli elefanti.

elefante
Gli elefanti (foto Pixabay)

I conservazionisti di tutto il mondo si sono opposti ai cambiamenti, avvertendo che i turisti a causa della riapertura della caccia potrebbero decidere di passare le proprie vacanze altrove. (Il turismo rappresenta un quinto dell’economia del Botswana).

Sfortunatamente molti saranno i cacciatori che presenzieranno al triste evento. La caccia dovrà essere svolta in presenza di un cacciatore professionista pagando un costo aggiuntivo.

Il governo ha emesso inoltre una quota per l’uccisione di 272 animali nel 2020, di questi i cacciatori stranieri potranno sparare a 202 elefanti e esportare trofei.

La stagione di caccia durerà da aprile a settembre, durante la stagione dell’inverno secco quando la vegetazione sarà più scarna e sottile, e permetterà  quindi ai cacciatori di individuare più facilmente  i malcapitati animali.

Una mattanza inconcludente  che provocherà la morte inutile di tantissimi esemplari. Inizialmente il governo aveva assicurato che le uccisioni sarebbero state solo 158 per i turisti stranieri, ma le aste per le licenze di caccia non hanno mai avuto luogo.

Eliminando il divieto di caccia precedentemente imposto , il Botswana si è allineato con i paesi vicini come lo Zimbabwe che detiene la seconda popolazione di elefanti più grande del mondo dopo il Botswana.

La  caccia agli elefanti  ha un costo molto elevato , comporta in genere infatti la spesa di  diverse centinaia di Euro al giorno solo per il pagamento del cacciatore esperto da portare durante le battute di caccia, oltre alle spese di alloggio e tassidermia. Le cacce possono durare in media dai 10 ai 18 giorni. La maggior parte dei cacciatori di trofei nell’Africa meridionale proviene dagli Stati Uniti.

Una pratica barbara e brutale che sfortunatamente anche in questo caso non avrà fine e sarà incentivata dalla vendita di questi “pacchetti”.

Loriana Lionetti

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