Il WWF contro la plastica: parte la campagna per sensibilizzare le scuole

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By Benedicta Felice

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Il WWF contro la plastica, lancia una campagna di sensibilizzazione verso la scuola per trasmettere il rispetto degli animali e dell’ambiente

Inquinamento da plastica (Foto Pixabay)
Inquinamento da plastica (Foto Pixabay)

Non deve finire così. E’ questo il titolo della campagna di sensibilizzazione promossa dal WWF che lancia un accorato appello verso insegnanti, alunni e i tutti i membri del personale scolastico affinché la sua richiesta possa essere ascoltata. Si tratta di un invito alla responsabilità da adottare per smaltire correttamente io rifiuti, evitando l’insorgere di un dannoso problema ambientale. Al centro del progetto, c’è la mascherina, la cui presenza è ormai fondamentale nella vita di tutti i giorni.

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Il WWF contro la plastica, arriva la campagna che sensibilizza la scuola

Il bicchiere gettato in mare (Foto Pixabay)
Il bicchiere gettato in mare (Foto Pixabay)

Al monito diffuso dal WWF si unisce il richiamo al senso della responsabilità da adottare quotidianamente. Un valore che non deve mai mancare soprattutto in casi come questi. “Responsabili quando li usiamo, responsabili quando li buttiamo“. Recita così, il sottotitolo che dà voce al progetto, invocando il valore che anche i più piccoli devono affidare alla protezione. Una protezione che si riferisce non solo alla nostra salute, indicando i comportamenti che arginano il contagio ma anche all’ambiente, costretto a pagare un conto molto salato.

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L’avvertimento è conciso e fondato su precise previsioni. Se ogni studente che entra in classe, diffondesse anche solo in maniera involontaria una mascherina nell’ambiente, il risultato sarebbe catastrofico. L’impatto sarebbe fortissimo e danneggerebbe ancora di più, il precario equilibrio esistente in natura. Procedendo per previsioni, se ogni singolo alunno non rispettasse l’ambiente, 1,4 tonnellate di plastica si riverserebbero nell’intero territorio, provocando un effetto disastroso e irreparabile. Se questo avvenisse, sarebbero gettate via una quantità di 68 milioni di mascherine, arrivando a 270 tonnellate di rifiuti plastici complessivi. Un numero impressionante che deve rimanere solo un’ipotesi astratta.

La plastica infatti continua ad essere il principale problema responsabile della morte di migliaia di animali, costretti a fare i conti con una terribile sofferenza provocata dai rifiuti riversati nel loro habitat. A soffrirne maggiormente sono gli animali provenienti dal mondo marino i quali spesso muoiono soffocati all’interno di buste e qualsiasi altro materiale nocivo per la loro salute. Bottiglie, sacchetti, l’elenco è infinito e l’immenso guaio creato va fermato subito. Le attuali previsioni ne sono la conferma e non sono per nulla incoraggianti.

Previsioni non incoraggianti e le probabili alternative da applicare 

Studente in classe con la mascherina (Foto Pixabay)
Studente in classe con la mascherina (Foto Pixabay)

L’essere umano se continuerà a mostrare un atteggiamento insensibile verso le problematiche che affiggono il proprio “habitat”, entro il 2050 sarà l’unico responsabile dell’accumulo di 34 miliardi di tonnellate di plastica. Purtroppo, tutto questo tra qualche anno sarà realtà perché nel periodo attuale ,soltanto una piccola parte dei rifiuti viene smaltita correttamente tramite il riciclo.  In ragione di tutti i motivi sopra citati, la scuola diventa un potente veicolo di comunicazione, incoraggiando gli alunni a trovare soluzioni sicure ed efficaci per contrastare il problema. Le alternative più plausibili potrebbero riguardare l’utilizzo delle mascherine lavabili e riutilizzabili, naturalmente certificate dal Ministero della salute, passando sempre dall’approvazione dell’Istituto Superiore di Sanità. Tale tipologia di dispositivo di protezione è l’equivalente, in termini di sicurezza, delle mascherine chirurgiche monouso, utilizzate negli istituti di istruzione di tutta Italia.

A ciò, andrebbe affiancato la progettazione di mascherine fatte con materiali riciclabili e la conseguente raccolta e riciclo, che le farebbe terminare nella raccolta indifferenziata. La campanella nella maggior parte delle classi è suonata ma in altre ancora è in attesa.

Ci uniamo all’appello del WWF, schierandoci a favore della salute dell’intera collettività e della vita di ogni singolo animale. Basta poco e anche un semplice gesto può risolvere una crisi globale che ancora è in crescita.

Riflettiamoci ora e sempre.

Benedicta Felice

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