L’intervista a Beatrice Masi: quando la passione diventa lavoro

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By Francesca Ciardiello

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Le parole dell’intervista a Beatrice Masi, infermiera veterinaria, e il suo impegno quotidiano per la cura e il benessere dei nostri amici a quattro zampe (e non solo). 

Intervista a Beatrice Masi

Quando la passione e l’amore per gli animali diventano un lavoro, è impossibile non coinvolgere anche i sentimenti. Dalla nostra intervista alla professionista Beatrice Masi, infermiera veterinaria specializzata in riabilitazione animale, si evince tutta la sua dedizione per la cura e la salute dei nostri piccoli amici domestici. La dott.ssa Masi con dolcezza ed esperienza indicherà anche quali sono le problematiche più comuni che coinvolgono i nostri animali e a cosa prestare maggiormente attenzione. Come dirà lei stessa: ‘L’amore non basta’, perché con i nostri pelosetti bisogna sempre avere gli occhi aperti! 

Beatrice Masi racconta il suo lavoro a tempo pieno tra passione e consigli utili

Intervista a Beatrice Masi

Francesca: Ciao a tutti, mi chiamo Francesca Ciardiello e sono una giornalista di Amore a quattro zampe, una testata giornalistica online che offre notizie, spunti, curiosità, consigli e tanto altro ancora sul mondo degli animali. Oggi siamo in compagnia di un’amica di amore a quattro zampe, Beatrice Masi. Ciao!

Beatrice: Ciao!

Francesca: Beatrice, tu ricopri una figura professionale molto importante per i nostri amici a quattro zampe e non solo. Vuoi dirci di cosa ti occupi? 

Beatrice: Certo! Allora io sono a tutti gli effetti un’infermiera veterinaria. Lo sono diventata grazie all’esperienza maturata sul campo in questi anni. Ti spiego: il percorso di studi che ho fatto è stata l’università degli studi di Teramo. Ho frequentato una facoltà triennale, incentrata principalmente sullo studio della zootecnia animale quindi animali da reddito e sull’allevamento. Diciamo che fortunatamente la mia laurea mi ha permesso di scegliere, più o meno, l’indirizzo e concentrarmi sulle passioni che ho coltivato con il tempo. Quindi diciamo che si può tranquillamente lavorare in ambito zootecnico, quindi andare a fare il controllo qualità delle carni, come lavorare in un allevamento e perché no? Diventare un’infermiera veterinaria. Da quando mi sono laureata ho iniziato a guardarmi intorno e a mandare un po’ di curriculum in giro, cercando così di fare un pochino di pratica e tirocinio. Sono circa 5-6 anni che lavoro in questo ambito e ho girato un pochino le zone d’Italia. Infatti in questo momento mi trovo in Lombardia, dove vivo e lavoro. Lavoro in una clinica H 24, nel senso che siamo anche reperibili di notte e svolgo il servizio, a tutti gli effetti, di infermiera veterinaria. Quindi coadiuvo il medico nelle visite, lo aiuto durante gli interventi chirurgici, preparo tutto il set operatorio, mi occupo dei ricoverati quindi degli animali che sono appunto in degenza, che fanno day hospital oppure che fanno ricoveri per più di tre giorni. Mi occupo delle terapie degli animali che vengono a seguito di visite. Vengono a fare le terapie in clinica quindi mi occupo anche della loro gestione e soprattutto la mia clinica si occupa anche di aiutare gli animali randagi dell’Enpa, quindi collaboriamo anche con il rifugio dell’Enpa. 

Francesca: Sarai piena di lavoro, immagino … 

Beatrice: Il mio lavoro è un lavoro a tempo pieno nel senso che comunque quando torni a casa hai sempre il pensiero degli animali che sono ricoverati o del paziente che sta poco bene, che hai preso a cuore o dello stesso cliente che comunque è preoccupato per la salute del proprio animale. Il nostro è un lavoro che non finisce mai neanche a casa  

Francesca: quindi è anche un lavoro di pronto soccorso. Ma com’è nata questa tua passione per gli animali? Perché di certo dovrai avere una certa propensione per fare questo lavoro, fin da piccola … 

Beatrice: Come penso la maggior parte dei miei colleghi, la nostra passione è nata da piccolini. Credo anche che avere due genitori che magari ci hanno insegnato l’amore per gli animali ha fatto sì che questa cosa scaturisse dentro di noi. Parlo al plurale perché siamo ovviamente tantissimi e credo che sia difficile trovare qualcuno che non ami gli animali. La cosa che posso dirti è che non basta l’amore: serve anche la tenacia e la passione, perché a volte questo lavoro è molto duro e prevede anche che si soffra, perché comunque una parte di questo e anche l’eutanasia, animali che se ne vanno, animali che ci lasciano. Quindi in realtà bisogna essere anche preparati. Dico sempre: ‘L’amore non basta’, ci vuole anche la passione e la tenacia assolutamente per fare questo lavoro.  

Francesca: Immagino, anche perché poi lo porti a casa… 

Beatrice: Puntualmente qualcuno ci finisce a casa poi infatti a casa. 

Francesca: A casa tua ci sono animali? 

Beatrice: Allora a casa mia sì, a casa dei miei genitori pure. Diciamo che durante il mio percorso universitario ho fatto disperare abbastanza i miei genitori perché facevo la volontaria quando ero una matricola e quindi andavo magari in giro per i canili della zona dove vivevo all’epoca e ‘raccattavo’ la qualunque: cani, gatti … Mi sono portata addirittura una capra a casa una volta, però fortunatamente vivevo ancora da sola come studente fuori sede e potevo fare più o meno quello che volevo. Ho avuto sempre delle coinquiline complici, che mi hanno comunque aiutato e implementato questa follia di portarvi qualsiasi cosa a casa. Io non ce l’ho mai fatta: a me, vedere un animale per strada stare male o abbandonati, mi si stringe il cuore. Ho sempre cercato di salvarli, portarli a casa, curarli, rimetterli in sesto e darli in adozione. 

Francesca: Immagino la faccia della tua coinquilina quando ti sei ritirata a casa con la capra… Deve essere stato un momento da filmare. 

Beatrice: Non è stato facile spiegarle che la sera stessa sarebbe arrivata una capra a casa, però alla fine ha accettato. Faceva il mio stesso percorso di studi e, come dicevo, siamo tutti di una stessa famiglia. 

Francesca: Tra di voi vi capite bene, ho capito.   

Beatrice: Io ho tre gatti sia qui dove vivo adesso, che a casa dei miei genitori, più due cani e più una mandria di galline, perché praticamente dove vivo adesso ho anche la possibilità di avere un orto e uno spazio verde, dove appunto avere galline, che mi fanno delle bellissime uova.  

Francesca: Infatti questo pensavo. Beata te! 

Beatrice: Una vita senza animali non me la riesco a immaginare. 

Francesca: Nella tua professione di certo purtroppo avrai visto anche diversi casi spiacevoli. Prima dicevi dell’eutanasia, insomma casi che coinvolgono ovviamente gli animali. Ma c’è una storia particolare che ti ha colpito in maniera forte? Immagino un po’ tutte restano nel cuore e nella mente, ma ce ne è una che magari vuoi raccontarci? 

Beatrice: Allora sì c’è una gattina a cui mi sono affezionata tanto, che purtroppo non c’è più- Ad oggi sono passati un paio di mesi. Era una gattina che purtroppo è stata morsa circa tre mesi fa da un cane; lei conviveva con i cani tranquillamente, però è stata morsa credo da un cane del vicino e ha riportato una brutta frattura del bacino, con conseguente immobilità post morsicatura. Perché non tutti i gatti vengono operati e la maggior parte si riprende da sola: il bacino si risalda e l’animale poi piano piano, grazie all’immobilità e alle cure, poi in realtà si rimette il sesto da sola. Solo che l’immobilita porta ovviamente a ipotonia dei muscoli quindi un animale che diventa flaccido, non ha più la forza di reggersi in piedi, le stesse ossa della colonna si deformano e prendono, diciamo appunto, una brutta piega. E questo porta anche a un livello umorale del gatto molto basso: infatti la piccolina, dopo circa un mese di ricovero si stava lasciando andare. Se non che appunto ho cercato di rimanere comunque distaccata ma a poco è servito- Ho cercato di improntare su di lei un percorso di fisioterapia; io sono anche una riabilitatrice, ho fatto anche un corso di riabilitazione e ho improntato appunto su di lei un percorso riabilitativo, partendo da massaggi, stretching volontario quindi che facevo io su di lei e piano piano ho cercato di ridarle un pochino di tono muscolare e di circolazione. Infatti nelle settimane a venire, lei ha cominciato a muovere i primi passi da sola, stava anche nettamente meglio e aveva anche ripreso a mangiare in autonomia. Non so se sai, ma i gatti sono molto particolari, molto umorali: se non sono a casa loro, non sono a loro agio, a volte possono avere anche problemi urinari dovuti allo stress. Quindi tu pensa a un animale ricoverato per magari un mese in una struttura che non è casa sua… ci sentiremmo tutti sicuramente male. 

Francesca: Immagino anche la mancanza del padrone… 

Beatrice: Perché poi è stato anche durante lockdown quindi comunque le visite ai ricoverati erano state quindi sì la vedeva però non sempre e quindi comunque mi ci sono concentrata tanto abbiamo fatto tanta fisioterapia, avevamo iniziato anche l’elettrostimolazione, se non che purtroppo l’infezione che aveva al midollo, perché era arrivata al midollo, ha avuto la meglio e la gattina in due giorni si è completamente lasciata andare. Dopo circa due mesi di fisioterapia intensa si è lasciata andare e purtroppo è sopraggiunta una anemia molto brutta e una domenica notte, purtroppo, è morta. Io sono stata malissimo, sono stata veramente male perché comunque dopo due mesi che tu hai sempre a contatto quell’animale, che ti capisce, capisce che le stai facendo del bene, è una cosa che ti rimane dentro. Non tutti i pazienti che vedo mi rimangono nel cuore allo stesso modo: ci sono alcuni che mi lasciano un grande sorriso e ce ne sono altri che invece rimangono qua dentro. Però ecco, sono contenta di aver fatto il possibile per lei, grazie anche all’equipe medica, che non ha mollato un secondo. Questo è stato importantissimo, perché la cosa fondamentale è che non il cliente ma il proprietario, perché è così giusto chiamarlo ‘proprietario’, non si senta abbandonato, si senta comunque supportato dal medico nelle scelte che prende sia belle che brutte che siano. E’ la cosa principale proprio. 

Francesca: Tu penso abbia a che fare con tante problematiche comuni: ci dici quali sono quelle più frequenti, sia in casa che fuori, e come li affronti. Immagino con tutta la buona volontà e la professionalità, ma oltre a questo ci sono altre componenti? 

Beatrice: Allora sì in realtà, si chiama appunto incidenti di percorso, incidenti casalinghi comunque quando abbiamo un animale diventa parte della nostra vita quotidiana e quindi a volte lasciamo che il nostro affetto per loro li trasformi in esseri umani: cosa che è assolutamente sbagliata. Quindi vediamo cani che magari mangiano dalla tavola, gatti che magari giocano con i nostri accessori e le nostre cose. Per dire è molto comune che è un gatto, mentre noi cuciamo dei vestiti, ingerisca accidentalmente del filo anche con l’ago attaccato. Il gatto è capace di ingerire qualsiasi cosa, basta anche un pezzettino di plastica, un filo, che lui lo ingerisce e risulta essere corpo estraneo. Quindi dapprima vediamo un affaticamento del gatto, inappetenza, dimagrimento fino poi a renderci conto, tramite magari una ecografia o un RX, che ha ingerito qualcosa che non doveva. Tipo i cani a Natale: quante volte a Natale diamo gli avanzi al nostro cane? 

Francesca: E non solo a Natale… 

Beatrice: Abbacchio, ossobuco… e spesso arrivano con le ossa magari conficcate nell’esofago, che non vanno né su né giù. Quindi subito l’intervento d’urgenza. Gli incidenti domestici sono super frequenti: assolutamente bisogna sempre stare attenti, perché gli animali sono intelligentissimi poi. 

Francesca: Bisogna avere comunque sempre gli occhi aperti, qualsiasi sia l’età del gatto o del cane. Tu hai detto prima del Natale. Ho letto di cani che hanno ingerito palline, luci degli alberi natalizi … 

Beatrice: Sì, cuffiette… Ci sono cani che ingeriscono dispositivi sanitari delle donne e si ritrovano con un pancione così perché ovviamente, essendo assorbenti, gonfiano lo stomaco in una maniera pazzesca. Quello è proprio un caso classico e vengono assolutamente operati d’urgenza. 

Francesca: E dopo quanti giorni manifestano questi problemi? 

Beatrice: Allora nei cani di grossa taglia nel giro di un paio di giorni, nei cani di piccola taglia ingerire una cosa abbastanza grande tipo una pallina o un calzino, già nell’arco di 24 ore, ti rendi conto che c’è qualcosa che non va, assolutamente sì. 

Beatrice Masi

Francesca: Agli animali, specialmente ai cani, non piace andare dal veterinario e devono essere tranquillizzati. Tu hai detto che lavori in una clinica, quindi qual è il tuo approccio con gli animali? 

Beatrice: Allora ovvio che il mio approccio personalmente è quello inizialmente di andare incontro al proprietario in maniera positiva e propositiva, in modo tale che comunque il cane o il gatto non avvertano in me una presenza inquietante o comunque una presenza cattiva. Sai, uno sconosciuto non è mai ben visto da proprietario e cane insieme: il cane cerca sempre di stare sulla difensiva. Poi è chiaro: ti capita magari anche il cucciolo che ti fa le feste e quindi lì non hai nessun tipo di problema. Nello specifico il posto dove lavoro ha una bella cosa: noi abbiamo tre gatti e due cani, che sono quasi sempre presenti in clinica e che hanno la bella abitudine di andare ad accogliere i nuovi pazienti. C’è anche un grande giardino fuori: loro hanno modo di farsi un giretto, di farsi una corsetta anche prima della visita. I cani che vivono con noi all’interno della clinica sono, diciamo, ‘pacificatori’ e trasmettono tranquillamente una sensazione di benessere. I gatti anche: abbiamo tre gatti che, quando arrivano i gatti nel trasportino, non lo so, hanno un loro linguaggio per comunicare. Spesso li tranquillizzano. Però portarsi sempre dietro un bocconcino, un premio, sempre per quelli che non devono fare le analisi, è sempre un buon consiglio. 

Francesca: Un’ottima idea. E poi immagino che lo spazio verde servi a scaricare un po’ l’energia, la tensione… 

Beatrice: Sì, sì. Lo spazio verde serve ai cani per scaricare la tensione e magari, all’interno della struttura, per i gatti favorire o costruire dei tavolini uno sopra l’altro, dove poter poggiare i trasportini dei gatti, per non farli stare a contatto con i cani che sono sotto di loro. Ai gatti piace stare in alto quindi fare delle costruzioni per permettere al gatto di sentirsi elevato e al sicuro fa, sì che l’animale entri in visita tranquillo. Poi io consiglio sempre di portarsi dietro una copertina, uno straccetto dell’animale stesso, in modo tale che, durante la visita, l’animale senta i suoi odori e si appacifica insomma. 

Francesca: E su quali sono gli incidenti domestici più frequenti, li hai appena elencati, ma che consiglio senti di dare dire ai proprietari, oltre a quello di stare con gli occhi sempre aperti? 

Beatrice: Allora il consiglio in ambito sanitario è quello di fare sempre attenzione alla somministrazione di farmaci o antiparassitari che sono o per il cane o per il gatto. Fare sempre attenzione a non invertirli: noi vediamo spesso gatti avvelenati dagli antiparassitari dei cani. Spessissimo succede questa cosa, soprattutto quando la taglia dell’antiparassitario per cani è piccola, allora uno pensa erroneamente: ‘La metto anche al gatto, tanto è sempre per pulce e zecche. In realtà non è così, perché ci sono sostanze altamente tossiche e mortali per i gatti, che si trovano negli antiparassitari per cani, così come gli stessi farmaci. Molto spesso arrivano poveri gatti che si ritrovano a prendere infiammatori e antidolorifici dei cani di grossa taglia. E tu vedi questi gatti in preda all’euforia, che non si rendono minimamente conto di quello che gli sta succedendo intorno, perché hanno preso degli antinfiammatori troppo pesanti per loro. Bisogna sempre stare attenti e cercare di appunto in ambito non di salute, ma in ambito di vita quotidiana, di non mischiare il cibo di uno con il cibo dell’altro. Ricordiamo che il cibo del gatto è ultra saporito e ultra salato e al cane assolutamente non va bene. Il cibo del cane è troppo povero di taurina e proteine per il gatto, quindi assolutamente non fare l’errore di dare lo stesso cibo. Tu dirai: ‘Ma come è possibile?’: ci sono persone che lo fanno tranquillamente. 

Francesca: Se lo dici tu, ci credo. E invece per quanto riguarda i controlli, le vaccinazioni? Insomma è importante seguire un calendario? 

BeatriceE’ importantissimo seguire il calendario vaccinale, assolutamente, anche perché comunque ogni stagione porta una malattia. Per dire appunto l’inverno: sembra una cavolata, ma in inverno tanti cani soffrono di tosse, raucedine, infiammazione alla laringe. Quindi, oltre magari a mettere appunto una sciarpina, che può far bene al cane soprattutto a quelli che hanno il pelo corto, ricordarsi di vaccinarli. Perché il raffreddore così come una polmonite così come una tracheite è sempre dietro l’angolo d’inverno. Quindi assolutamente: fare i controlli di routine, le vaccinazioni, vaccinare i cani soprattutto per le malattie che portano gli altri animali tipo i topi. Fortunatamente in Italia la rabbia non c’è, però per dire molti cani si sottopongono alle vaccinazioni della rabbia. Vaccinarsi o proteggersi contro la Leishmaniosi, che è una zanzara che c’è principalmente nelle zone del Sud in estate. Quindi ogni stagione ha, più o meno, le sue le sue patologie. Quindi bisogna stare sempre accorti, assolutamente. 

Francesca: Bene. Grazie Beatrice, noi abbiamo finito. Grazie per essere stata con noi  e arrivederci a presto. 

Beatrice: Ciao. 

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Francesca Ciardiello

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