Lo hanno impiccato e poi bruciato nell’area barbecue: la foto shock che sconvolge i social

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By lotta75

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Nessuna vendetta potrà mai rendere giustizia a questo povero animale che in questa vita ha avuto la sfortuna di appartenere ad una bellissima quanto bistrattata razza, il podenco. Infatti, in Spagna, il podenco come il galgo appartengono a delle razze che vengono sfruttate nelle corse o nella caccia e ogni anno, a fine stagione venatoria vengono abbandonati gli esemplari che non sono più utili. Molti sono condannati ad una morte atroce e non è raro incontrare fotografie in rete che denunciano casi di cani impiccati o feriti da colpi di arma da fuoco lasciati morire dissanguanti nei boschi.

Un clima di violenza in cui la vita di un animale non ha valore e lo dimostrano i fatti ormai all’ordine del giorno in ogni angolo del pianeta. Non solo i cani come Angelo a Sangineto vengono impiccati e brutalmente uccisi a bastonate, l’assenza di rispetto e di empatia, facoltà essenziale nelle relazioni sociali, passa anche per vicende come quella accaduta in Sardegna, dove un gruppo di giovani hanno realizzato una sorta di “fotoromanzo”, pubblicando su Facebook, per vantarsi, la condanna a morte di una pecora, mostrata viva, poi uccisa, scuoiata e cotta al barbecue. Insomma, un inno di cattivo gusto al mondo “carnivoro” che si rivela in realtà un invito al non rispetto della vita.

E’ quanto emerge da una fotografia veramente shoccante diventata virale sui social in Spagna, condivisa da una clinica veterinaria di Sevilla che ha denunciato il rinvenimento di un podenco che non solo era stato impiccato. Non contenti di ciò, chi aveva commesso il barbaro gesto ha tentato di bruciare l’animale in uno dei tanti barbecue, nelle aree predisposte, lungo i sentieri di montagna, simbolo di un luogo di pace dove si ritrovano le famiglie.

Luogo diventato il palcoscenico di un orrore senza freni. Secondo le indiscrezioni, l’animale è stato trovato nella zona di El Paso, tra Ubeda e Torreperogil, nella provincia di Jaén, in Andalusia.

“Il barbaro o i barbari non possono farla franca. Li scopriremo”, ha commentato lo staff veterinario, invitando chiunque a fornire informazioni utili ad individuare i responsabili.

Il caso, come in Italia, ha rilanciato il tema dell’inasprimento delle legge per casi di maltrattamenti e uccisione di animali, per cui è stata di nuovo rilanciata la petizione, indirizzata al governo spagnolo, con la quale si ritiene la condanna dai 3 mesi ai 4 anni, troppo blanda, per persone socialmente pericolose.

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