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Cani

Oltre 60 mila cani deportati dal Sud Italia: il traffico dei cuccioli nel settore del volontariato

Un’analisi condotta dall’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidaa) ha evidenziato un fenomeno spesso poco conosciuto che potrebbe rientrare nel traffico illegale dei cani. Partendo da uno studio dei movimenti delle anagrafe canine in base alle regioni italiane, emerge che circa 80 mila cani partono regolarmente dalle regioni del Sud Italia verso il Nord dei quali 54 mila cani sono destinati al Nord del paese, altri 25 mila esemplari nei paesi del Nord Europa come Germani, Austria e paesi Scandinavi, e un piccolo restante di circa mille animali, verso paesi extra europei come la Svizzera e in alcuni casi, la Russia.

 

Secondo l’Aidaa, si tratta non solo di attività regolari di associazioni, ma vi sarebbe un traffico che non è chiaro e che riguarda  circa 60 mila cani di cui il 60% sono cuccioli di tre mesi. Un traffico che potrebbe essere illegale e che concerne circa 700 associazioni presenti al Sud.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di associazioni di volontariato, ma per l’Aidaa vi sarebbero circa 300 associazioni, definite “pseudo volontarie” che inviano i cani non regolarmente registrati con il microchip né tanto meno vaccinati.

Per l’associazione di tutela animali si tratta di “un vero e proprio traffico di cani, specialmente cuccioli”, che non sarebbero recuperati dalla strada ma bensì di cuccioli partorite da cagne randage, ingravidate e mai sterilizzate. Per questa attività, sottolinea l’Aidaa, le volontarie hanno un risarcimento che spazia dai 90 ai 130 euro a cane, pari ad un giro d’affari che supera gli oltre 7 milioni di euro l’anno.In abse ai questi calcoli, circa 3 milioni sono destinati ai vettori 4 milioni ai produttori di cani: “Ognuna di loro mediamente mette in tasta ogni anno da 40 ai 55 mila euro a fronte di spese che non superano i ventimila euro”, sostiene l’Aidaa.

Insomma, un traffico illegale che viene perpetrato con la complicità dei trasportatori non autorizzati o in surroga o aggiunta a trasporti di cani regolari.

Una filiera che si concentra soprattutto in Campania, Calabria , Abruzzo e Puglia ma anche in Sicilia.Per l’Aidaa non ci sono altri termini che definire questa attività volontaria una vera e propria “pianificazione criminale delle nascite di cuccioli” attraverso la fecondazione di cagne lasciate volutamente ingravidare per la strada.

L’iter delle adozioni è sempre lo stesso e passa nella maggior parte dei casi attraverso il sistema di annunci o social network. Spesso le volontarie sono ignare oppure in alcuni casi complici dell’attività.

L’Aidaa denuncia che l’attività sfrutta canali ben poco chiari anche per il trasporto per il quale non sono garantite le norme del benessere animale, mezzi non autorizzati e tantissimi cani stipati in delle gabbie strette, arrivando a destinazione dopo decine di ore di viaggio, lasciati nei loro stessi escrementi per ore.
In altri casi, i  cani vengono caricati su vettori regolarmente autorizzati in numero superiore rispetto al carico dichiarato.

Dai controlli effettuati dall’associazione animalista, è emerso che nella maggior parte dei cani provenienti da Puglia e Calabria, gli esemplari sono privi di vaccinazione mentre i microchip sono intestati fittiziamente a persone di comodo. Non a caso viene evidenziato che sono state individuate pseudo volontarie che arrivano fino ad avere una sessantina di cani intestati.

Un mondo sommerso che di certo non giova a chi cerca veramente di aiutare i poveri randagi e che sicuramente rientra tra quei numerosi scandali, collegati alla cronaca italiana relativi alla convivenza mafiosa nelle attività umanitarie, come il caso di “mafia Capitale” o il più recente fenomeno, denunciato da Mario Giordano, con il libro “Profugopoli”, nel quale denuncia gli interessi delle associazioni che sfruttano l’accoglienza degli immigrati per guadagni ingenti, percependo finanziamenti pubblici.

 

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