Un traduttore che permette di comunicare con il proprio cane? A dire il vero non si tratta di una grande novità. Ma quando sul tema ci mette lo zampino un colosso dell’e-commerce, come Amazon, la cosa inizia a farsi seria. Al di là di tutto, da qualche anno a questa parte, nell’ambito delle fiere sulle novità tecnologiche, stanno già circolando dei “marchingegni” riservati ai nostri pet. Dai collari gps per rintracciare il proprio cane in ogni istante, approdati recentemente in commercio, al collare che ci permette di capire le sue emozioni fino al traduttore dei miagolii dei gatti.
Il linguaggio e la comunicazione degli animali ha sempre affascinato i ricercatori. In una società frenetica come la nostra non c’è più tempo da perdere per fare il mistico come San Francesco d’Assisi. Bisogna arrivare al dunque il prima possibile. Addio sviluppo dell’empatia, l’osservazione, la contemplazione, l’interazione, la pazienza e l’apprendimento attraverso lo scambio. Tutte facoltà fondamentali per lo sviluppo cognitivo che sembrano ormai bandite dal pensiero odierno. A cominciare dal vocabolario attuale incentrato su tutto ciò che ruota attorno al “virtuale”.
Altro che musei naturali o delle scienze dove vengono riproposti i suoni della natura. Suoni con i quali insegnare ai bambini ad individuare le specie e ad apprezzare la musicalità. Adesso, Amazon sembra proprio determinato a portare a termine una missione, sfidando il settore pet. Il colosso americano ha commissionato al ricercatore William Higham, uno studio per realizzare il traduttore per gli animali. Lo stesso Higham ha dichiarato che tra una decina di anni potrà sicuramente essere messo in commercio.
“I prodotti innovativi che hanno successo si basano sulle necessità del consumatore. La quantità di soldi che oggigiorno viene spesa per gli animali domestici mostra che vi è un forte interesse da parte del consumatore”, ha sottolineato Higham, al The Guardian.
Una spiegazione che rispecchia perfettamente la realtà: ovvero quella per cui il settore pet food e accessori è l’unico che ha retto durante la crisi. Ma non solo. L’ideologia prettamente commerciale che risiede dietro al brevetto. Un approccio distaccato dal lato sentimentale della relazione tra uomo-animale.
Higham ha ricordato il lavoro svolto da Con Slobodchikoff, professore emerito presso il dipartimento delle scienze biologiche della Northern Arizona University. Slobodchikoff ha trascorso 30 anni a studiare il comportamento dei cani della prateria. Slobodchikoff ha sviluppato un software per studiare il sistema di comunicazione di questa specie. Lo stesso Slobodchikoff ha affermato che i cani da prateria “hanno parole per diverse specie di predatori e possono descrivere il colore degli abiti di un essere umano o il manto di un coyote o dei cani”.
Scoperte davvero notevoli e impressionanti che potrebbero essere alla base del software che intende sviluppare Amazon. Lo stesso Slobodchikoff ha accolto in modo positivo l’investimento di Amazon: “Molte persone amano parlare con il proprio cane o gatto e cercano di scoprire cosa vogliono dire. Questo potrà aiutarli a capire i loro pensieri più intimi”.
In conclusione, per i ricercatori esiste un solo tipo di comunicazione: il linguaggio fatto di parole. Un approccio che lascia perplessi laddove gli animali hanno cercato per anni d’insegnare all’uomo a parlare attraverso altri canali.
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