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Nuovo progetto degli ambientalisti per salvaguardare la biodiversità dell’Amazzonia

Nuovo progetto, ambientalisti hanno posizionato telecamere in grado di catturare immagini di esemplari, per preservare la biodiversità.

Ocelot primo piano (Pixabay)

Grazie alla promozione di questa importante iniziativa sono state collocate centinaia di telecamere in tutto il territorio interessato, dispositivi che posseggono dei sensori di movimento, in grado di catturare le specie che si aggirano nei paraggi, in modo da poterle studiare, preservarne la biodiversità oltre che salvaguardare quelle in via di estinzione nella foresta pluviale.

Il nuovo progetto degli ambientalisti per la salvaguardia della biodiversità: studi in Amazzonia

Ghepardo su un albero (Pixabay)

Le telecamere hanno già raccolto più di 120.000 foto di esemplari come ad esempio giaguari, tucani, ocelot, tapiri e molti altri. Un database sorprendentemente ricco, che ha coinvolto un team di 147 ricercatori e 122 istituti, di cui è a capo il centro di preservazione della biodiversità tedesco. Prima dell’iniziativa possedevamo documentazioni scarse rispetto ad un alto numero di specie, venivano da fonti confuse e libri poco recenti; non esisteva una conoscenza precisa del numero di specie, dei modelli di distribuzione e del comportamento in questo territorio.

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I dati fin ora pubblicati coprono un’area incredibilmente vasta, che tocca territori come il Brasile, la Bolivia, Colombia, Equador, Perù, Suriname e Venezuela. Questo metodo oltre ad essere economico è fondamentale per potersi occupare di specie difficili da avvistare, permette di poterne studiare le caratteristiche in modo poco invasivo, osservando specie che altrimenti potrebbero rimanere completamente ignorate.

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“non si tratta soltanto di scattare bellissime foto. Le immagini forniscono ulteriori dati importanti, da cui è possibile dedurre come i cambiamenti climatici e del paesaggio, indotti dall’uomo, influiscano su larga scala sugli animali e sul loro Habitat”. Così spiega Ana Carolina Antudes, ricercatrice presso l’università di Jena e partecipante al progetto, il database può aiutare quindi i ricercatori a comprendere meglio le condizioni di vita degli esemplari, con la possibilità di aiutare una specie se dovesse risultare necessario.

Le immagini inoltre potrebbero aiutare nella mappatura delle aree protette, dato che è possibile dedurne la conformazione del territorio in cui vive l’animale, e annotarne i suoi cambiamenti. I dati, precedentemente frammentati, che coprivano aree più piccole, oggi sono più vasti, così da permettere l’osservazione di più di 34.000 specie differenti. (Beatrice Croce)

 

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