Uccise rarissimo Ibis Eremita, condanna confermata e la LAV esulta

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By Antonio Papa

Non solo Cani e Gatti

La LAV ha espresso enorme soddisfazione alla condanna comminata nei confronti di un cacciatore responsabile di aver ucciso un Ibis Eremita, volatile appartenente alle specie in via di estinzione e sottoposto per questo a stretti vincoli protettivi. Nel corso del 2016 ci sono stati in totale cinque episodi di ferimento grave o di uccisione di esemplari di questo maestoso uccello oltre al caso in questione, tutti commessi da improvvidi cacciatori. E la Lega Anti Vivisezione si dice contenta anche per l’impotenza e l’incapacità dimostrata dalle associazioni venatorie nel poter dare una benché minima giustificazione ad un atto talmente pesante: “Questa sentenza mette in risalto la debolezza delle associazioni venatorie nazionali che non riescono a tenere a bada il desiderio di uccidere dimostrato dai loro tesserati”.

La LAV si era costituita parte civile nel procedimento che ha visto la Terza Sezione della Corte di Cassazione rigettare il ricorso inoltrato da un cacciatore che nello scorso mese di settembre era stato condannato dal Tribunale di Livorno per aver impallinato mortalmente un Ibis Eremita. Pensate che nel 2013 era stato avvistato un solo esemplare solcare mari e monti nel consueto flusso migratorio su tutto il pianeta; e questo per rendere l’idea della rarità di questi animali. L’Unione Europea ha messo in atto un piano di ripopolamento della specie sul suo territorio, e nel progetto è coinvolta anche l’Italia: si tratta del progetto ‘Waldrappteam’ che si prefigge di far nascere questi esseri in cattività per poi abituarli alla migrazione e favorirne la messa in libertà, con una tracciatura GPS.

Massimo Vitturi della LAV dichiara senza mezzi termini: “I cacciatori sono i peggiori nemici degli animali, agiscono senza etica e non hanno regole, discriminano le norme sulla protezione degli animali e quelle che dovrebbero regolamentare la caccia stessa. Per dire, se ne fregano di sparare in prossimità dei centri abitati. Quante volte è capitato di assistere al ferimento anche di animali domestici o di persone per causa loro? Fin troppe! Da cacciatori diventano veri e propri bracconieri! E se le cose fino ad oggi non sono cambiate risulta evidente che le loro associazioni non hanno alcun potere. Chiediamo al Ministero dell’Ambiente di intervenire in questo caso per vietare la caccia lungo le rotte migratorie degli ibis”. Il noto movimento animalista ricorda poi l’importanza della ormai soppressa Polizia Provinciale, che ha sempre presieduto la sicurezza degli animali selvatici.

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