Vivere in condominio comporta inevitabilmente delle regole di convivenza e di buon senso reciproco.
Tra i motivi di discussione più comuni vi è la presenza degli animali domestici, in particolare dei cani. Se da un lato rappresentano compagnia, affetto e sicurezza, dall’altro, quando la gestione non è adeguata, possono diventare fonte di tensione con i vicini. Abbaiare di frequente, sporcizia negli spazi comuni o comportamenti poco rispettosi da parte dei proprietari sono situazioni che finiscono spesso al centro delle lamentele.
In molti casi si riesce a trovare un accordo pacifico, ma non sempre è così semplice. Quando i problemi persistono, possono sorgere conflitti più seri che vanno oltre la semplice sopportazione. In questi frangenti, non è raro che vengano coinvolti amministratori o addirittura autorità competenti. È quindi fondamentale comprendere che la questione non riguarda solo la buona educazione, ma anche aspetti normativi e legali.
Se il disturbo persiste senza soluzione, il diritto condominiale e penale interviene in modo concreto. l problema dell’abbaio continuo non va sottovalutato, perché in alcuni casi può sfociare in un vero e proprio reato. La normativa italiana, infatti, riconosce che i rumori eccessivi causati dagli animali domestici possono ledere il diritto alla quiete pubblica. Secondo l’articolo 659 del Codice Penale, i latrati insistenti rientrano negli “strepiti di animali” e, se non gestiti, possono comportare conseguenze legali per il proprietario.
In questi casi l’amministratore di condominio o i vicini stessi possono rivolgersi alle forze dell’ordine, dando il via a un procedimento che può portare fino a tre mesi di arresto o a una multa. Ma il quadro si aggrava ulteriormente se viene ipotizzato un maltrattamento, ad esempio quando il cane viene lasciato per ore al freddo, al sole o senza acqua. In simili circostanze, si rischiano pene molto più severe: la reclusione da tre a diciotto mesi e multe fino a trentamila euro.
Le leggi si stanno adeguando a una nuova visione: l’animale non è più solo un “oggetto”, ma un essere senziente con diritti.
Negli ultimi anni il quadro normativo italiano ha conosciuto una significativa evoluzione, ponendo maggiore attenzione alla tutela degli animali e alla responsabilità dei loro proprietari. Un passo importante è stato rappresentato dal disegno di legge n. 1308, approvato nel maggio 2025, che riconosce agli animali lo status di esseri senzienti.
Ciò significa che la loro sofferenza o il loro malessere non sono più considerati meri aspetti secondari, ma violazioni che comportano conseguenze giuridiche concrete. A questo si aggiunge la cosiddetta Legge Brambilla, entrata in vigore a giugno 2025, che ha introdotto nuove aggravanti: pene più severe in caso di maltrattamenti commessi davanti a minori, la sanzione per chi diffonde immagini di crudeltà online e il divieto di tenere i cani legati a catena, con multe che possono arrivare a 5.000 euro.
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