Quale è l’impatto ambientale di cani e gatti: in che modo gli animali domestici influiscono sull’inquinamento?
Si parla sempre più di inquinamento e di impatto ambientale. Ma solo le persone producono rifiuti e inquinano l’ambiente? Questo discorso vale anche per gli animali domestici? La risposta a queste domande è in realtà abbastanza semplice. Gli animali non inquinano, sono gli oggetti pensati e comprati per loro dagli umani ad avere un impatto ambientale. Ecco in che modo.
Secondo i numeri del Rapporto Assalco Zoomark, oggi ci sono 65 milioni di animali nelle case degli italiani. In tutto il mondo, i tassi di proprietà di animali domestici non sono mai stati così alti come lo sono quest’anno. I Paesi che detengono il primato per numero di animali d’affezione sono gli Stati Uniti e il Brasile, in testa con oltre il 70% dei tassi di proprietà. Uno studio mondiale della GFK, che ha coinvolto 22 Paesi, evidenzia come il 56% degli abitanti del pianeta viva con almeno un animale da compagnia.
Sono, quindi, circa 800 milioni i pet domestici nel mondo e ognuno di loro ha un impatto ambientale e produce un inquinamento dovuto soprattutto alle decisioni degli umani di riferimento. Secondo i dati dello studio, l’alimentazione di gatti e cani produce l’equivalente di 64 milioni di tonnellate di diossido di carbonio (CO₂) ogni anno, lo stesso impatto che deriva dai gas di scarico rilasciati in un anno da 13,6 milioni di auto.
La produzione del cibo industriale destinato agli animali domestici rappresenta una prima importante fonte di inquinamento. A questo si aggiungono i sacchetti per le deiezioni dei cani e la sabbietta per i gatti. Lo studioso Gregory Okin, geografo americano dell’Institute of the environment and sustainability, si è interrogato sulle conseguenze del consumo del cibo industriale degli animali domestici. I risultati dei suoi studi sono stati pubblicati con il titolo Environmental impacts of food consumption by dogs and cats.
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Secondo i dati più recenti, il comparto pet food è responsabile a livello globale di circa il 25% delle emissioni di gas serra legate all’allevamento intensivo. Le motivazioni dell’inquinamento sono quindi direttamente collegate all’economia industriale. Basti pensare che per la produzione del pet food sono necessari allevamenti intensivi di carne. Lo studio pubblicato ha lo scopo di sensibilizzare al problema, in modo da poter prendere coscienza della situazione attuale e cercare soluzioni efficienti ed efficaci, tutelando comunque la salute degli animali domestici.
Importante è la scelta del pet food, dato che la produzione di questi alimenti ha impatti ambientali estremamente gravosi. Ad inquinare sono poi i giocattoli in plastica acquistati per cani e gatti, ma anche la sabbietta della lettiera o i sacchetti per le deiezioni. Anche i peli di cani e gatti inquinano. Questi dovrebbero essere smaltiti con i rifiuti organici oppure lasciati in giardino, per permettere agli uccelli di utilizzarli per fare il nido. Tutto dipende dalle decisioni che quotidianamente vengono prese dai pet mate, decisioni che possono fare la differenza se prese con coscienza e consapevolezza.
In questo quadro attuale assume importanza la scelta del cibo da dare ai propri pet. Il nuovo cibo per animali Proggy Care, ad esempio, non solo guarda ai bisogni del numero crescente di animali domestici nelle case, ma si distingue anche per la sua attenzione all’ambiente grazie a una ricetta interamente vegetale, clean label e 100% cruelty free. L’azienda pugliese Andriani S.p.A., società pioniere nel mercato dell’healthy food, ha recentemente presentato una linea dedicata all’alimentazione di cani e gatti con una formula etica, senza ingredienti di origine animale, con il cibo Proggy Care 100% Cruelty Free e prodotto per un’economia circolare. Per minimizzare l’impatto ambientale è consigliabile cucinare in casa il pet food. In questo modo si può offrire al quattro zampe un’alimentazione più sana e controllata. Ma anche l’acquisto di cibo all’ingrosso limita lo spreco di plastica e materiali non riciclabili.
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Un secondo consiglio è quello di limitare l’impatto ecologico delle lettiere per gatti. La maggior parte di quelle in commercio non sono riciclabili e contengono sostanze nocive, per questo è preferibile optare per una lettiera ecologica completamente biodegradabile. Le sabbiette tradizionali per la lettiera, fatte di argilla e silicio, contribuiscono al problema dei rifiuti indifferenziabili e all’esaurimento delle risorse naturali. Secondo i dati, sono oltre un milione e mezzo i gatti in Italia che usano la lettiera. Solo l’otto per cento della sabbietta è vegetale, Mentre il novantadue per cento è di origine minerale o sintetica.
Un terzo consiglio per ridurre l’impatto ambientale di cani e gatti è quello di non acquistare continuamente giocattoli nuovi, soprattutto se in plastica. Meglio preferire giocattoli ecologici: una scatola in cartone sarà il regalo perfetto per il gatto, mentre dei giochi in legno o dei vecchi peluche faranno felice il cane.
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Altri consigli per ridurre l’inquinamento riguardano ad esempio la scelta delle ciotole per gli animali. Da preferire sono quelle in acciaio piuttosto che in plastica perché più robuste e resistenti, capaci di durare per tantissimi anni. Importante è poi la scelta di materiali riciclabili per i sacchetti destinati alle deiezioni degli animali. In quest’ottica di decisioni prese per l’ambiente e per il benessere animale rientrano anche le scelte di adottare un animale anziché acquistarlo in negozio, così da evitare di favorire la riproduzione in allevamento, ma anche far sterilizzare l’animale domestico per limitare il randagismo. (di Elisabetta Guglielmi)
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