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Avvelenano gli asini della fattoria didattica: le parole della titolare spezzano il cuore

Gli asini della fattoria didattica sono stati avvelenati da un gruppo di persone: le parole della titolare spezzano il cuore.

«Vi saluto così, con una tristezza nel cuore tanto pesante da far mancare il respiro». Con queste parole toccanti, Stefania Lusuardi, la fondatrice e responsabile dell’azienda agricola didattica Maso Canova (situata a Monte Terlago, in provincia di Trento), ha reso pubblica la scomparsa dei suoi due asinelli. Gli amati quadrupedi, pilastri della sua attività, sono stati vittime di un’azione deliberata e ignobile: ignoti aggressori hanno somministrato loro delle esche tossiche, causando un esito fatale.

L’uccisione degli asini della fattoria didattica e la disperazione della proprietaria dell’azienda agricola Stefania Lusuardi

Nonostante la sollecitudine e l’intervento immediato del medico veterinario, ogni tentativo di salvare gli animali si è rivelato inutile. Il tragico epilogo ha lasciato la signora Lusuardi in uno stato di profonda prostrazione, mescolata a un senso di accesa indignazione.

“Al grande sconforto per questa perdita incommensurabile si aggiunge in me l’ira insopprimibile di chi è incapace di comprendere e di dare il benché minimo perdono a un gesto così vile, malvagio e sconsiderato”, ha espresso Stefania sulla bacheca virtuale della sua impresa rurale. La titolare non riesce a capacitarsi di una tale crudeltà diretta nei suoi confronti. Rifiuta l’idea che la motivazione di un gesto così deprecabile possa risiedere nell’astio o nella rancorosa invidia per quanto ha edificato e sta continuando a costruire con enorme sforzo. Sottolinea come il suo progetto sia frutto di un lavoro incessante (quasi venti ore al giorno), condotto senza alcun aiuto economico né sovvenzioni o regali. Un impegno che ha dedicato alla collettività, ai giovani e, naturalmente, alla cura degli esseri viventi ospiti della fattoria.

Di fronte all’accaduto, la donna si ritrova con interrogativi pressanti a cui non trova risposta. Vorrebbe decifrare cosa, nel dettaglio, possa aver generato un tale fastidio da spingere all’omicidio degli animali. Avanza diverse ipotesi sulla natura di questa possibile ostilità, che potrebbe celarsi dietro una rivalità professionale o una visione del mondo inconciliabile. L’intervento tempestivo del veterinario non è bastato. Per i due docili animali, parte integrante della famiglia e del progetto didattico, non c’è stato nulla da fare. Ma al di là della cronaca nera, la vicenda si trasforma rapidamente in un amaro e doloroso interrogativo sui valori e sulle resistenze che un modello agricolo etico e alternativo può incontrare in un mondo ancora dominato dalla logica dello sfruttamento.

Maso Canova non è una semplice azienda agricola. È un laboratorio di agroecologia e un’aula a cielo aperto nata dalla passione e dalla determinazione di Stefania Lusuardi, che dal 2016 coltiva frutta e ortaggi con metodo biologico, operando nel rispetto degli ecosistemi circostanti e diffondendo amore e rispetto per la natura. È un luogo dove gli animali – non solo asinelli, ma anche pecore, lama, anatre – sono parte della famiglia e svolgono ruoli attivi nella gestione del terreno, in un’ottica di coesistenza e benessere. La fattoria è parte attiva del Biodistretto Valle dei Laghi, della Rete Riserve del Bondone e di progetti come la Comunità a Sostegno dell’Agricoltura (CSA) “Naturalmente dal Trentino”, dimostrando un forte impegno nella rete solidale e sostenibile del territorio.

Stefania, come lei stessa racconta, ha costruito tutto “con enorme fatica, senza aiuto né contributi”, dedicando quasi venti ore al giorno al suo sogno: educare i bambini e le bambine al rispetto della natura e al principio di coesistenza. È proprio in questo contesto di dedizione e valori che la ferocia dell’atto vandalico diventa insopportabile. «In me oltre al grande dolore per questa perdita immensa c’è anche la rabbia di chi non comprende e non può assolutamente perdonare un gesto così meschino, cattivo e ignorante», ha scritto Stefania nel suo sfogo.

Stefania si chiede apertamente se a dare fastidio sia la dimostrazione che “un altro tipo di agricoltura è possibile” oppure il fatto che si possa allevare “animali senza sfruttamento e nel pieno rispetto del loro benessere”. O ancora il rifiuto della visione per cui “l’animale non per forza deve essere visto come cibo”. La comunità della Valle dei Laghi, sconvolta da questo gesto, osserva con apprensione le riflessioni sul futuro della fattoria. Stefania, pur dilaniata dal dubbio, chiude la sua comunicazione con un pensiero di lotta: «Non posso pensare di vivere e lavorare in un posto dove non mi vogliono, ma non sono sicura di riuscire a spegnere dentro di me quella fiammella di fuoco che ho da quando sono nata, che mi porta a lottare sempre e comunque verso ciò che è giusto». L’auspicio è che il dolore non spenga l’impegno, e che l’indignazione collettiva possa rafforzare la “fiammella di fuoco” di Stefania Lusuardi, a beneficio di un futuro in cui il rispetto per la vita animale e la natura non debbano essere un’eccezione da combattere, ma la regola da celebrare. (di Elisabetta Guglielmi)

Elisabetta Guglielmi

Conseguita a pieni voti la maturità scientifica, ho intrapreso una carriera umanistica. Ho una laurea triennale in Lettere moderne e due lauree magistrali in Filologia moderna e in Editoria e scrittura; ho un master di Editoria, giornalismo e management culturale. Sono appassionata di scrittura, lettura, disegno e viaggi, e naturalmente di natura e animali. Sono giornalista pubblicista.

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Elisabetta Guglielmi

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