Cani sequestrati perché maltrattati ma poi restituiti al padrone: non vi sono reali punizioni per chi si macchia di questo reato.
Fatti come questo segnano l’opinione pubblica e fanno perdere di fiducia nella reale punizione di chi si macchie di reati aberranti come questo: il caso dei cani sequestrati e poi restituiti alla stessa persona che li aveva maltrattati fa discutere. Pare che nulla possa davvero colpire chi maltratta gli animali e di certo ciò incoraggia i malintenzionati a comportarsi male: la denuncia dei volontari lascia l’amaro in bocca.
Sei cani, di cui tre cuccioli, erano stati sequestrati a un uomo che li deteneva in condizioni pessime a Cairo Montenotte (provincia di Savona): legava i cani alla catena, li privava di cibo e acqua e li faceva stare in una stanza di un metro quadrato al buio senza sole né aria. Insomma delle condizioni che hanno portato le autorità a sottrarglieli, per garantire loro delle condizioni di vita migliori.
Ma così non è stato e il proposito è inesorabilmente fallito poiché dopo il sequestro, i sei cani sono stati restituiti al legittimo proprietario, lo stesso che si era macchiato del reato di maltrattamento. E sebbene l’indagine è stata archiviata per il momento, i volontari non si arrendono e vogliono che il caso si riapra.
Le guardie zoofile di Stop Animal Crimes Italia, l’ente animale che si occupa di contrastare concretamente i crimini sugli animali con operazioni sul campo, aveva fatto il suo dovere: in seguito a un sopralluogo in un’azienda, aveva notato le condizioni terribili in cui un pastore deteneva i suoi sei cani e aveva denunciato il fatto alla Procura di Savona, che ne aveva convalidato il sequestro.
Ma in seguito questi stessi animali sono stati restituiti al pastore condannato: un gesto che fa perdere di fiducia e incoraggi comportamenti malevoli nei confronti dei quattro zampe. La denuncia dei volontari è disperata; bisogna far sentire la voce di chi non ha voce. Ma ancora una volta pare che gli animali siano trattati alla stregua di oggetti, senza alcuna dignità o sensibilità.
Per questo le associazioni di volontari urlano giustizia e chiedono la riapertura del caso, che possa diventare di monito per tutti coloro che maltrattano gli animali. Inoltre si chiede una punizione adeguata per il pastore che deteneva i suoi animali in pessime condizioni: con la nuova legge sul maltrattamento degli animali sono previste pene più dure, ma nessun piano per educare o prevenire e questa ne è una conferma. Queste le amare parole del portavoce dell’associazione:
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”Come Associazione di tutela degli animali non possiamo accettare che venga legittimata la detenzione di cani come fossero oggetti, relegati a vita legati con catene fisse e corte a cucce fatiscenti’‘. L’unica cosa che possiamo fare è non smettere mai di denunciare un reato verso i quattro zampe.
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