Che cosa prevede la legge italiana sul tenere un cane alla catena: ecco quali sono i casi in cui può scattare la denuncia.

Quanti avranno sentito parlare di Melampo? In molti ricorderanno il cane che compare nel romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, scritto nel 1883 da Carlo Collodi pseudonimo di Carlo Lorenzini (1826-1890). La storia insegna che i maltrattamenti dei cani, costretti a rimanere legati alla catena, hanno da sempre avuto una grande diffusione. Eppure, nonostante da quel romanzo sia passato ormai un secolo e mezzo, nel 2025 sono ancora tantissime le persone che tengono i cani legati alla catena. Ma che cosa stabilisce la legge?
Cane tenuto alla catena: possono scattare denunce e sanzioni
Nonostante esistano diverse leggi al riguardo, sono tantissime le persone che tengono i loro cani legati alla catena in giardino. Su base legislativa, la detenzione di animali in queste condizioni è vietata. Chi tiene un cane in queste condizioni può essere denunciato e sanzionato. E in questo contesto, importante è l’impegno dei cittadini nell’effettuare le segnalazioni.

Proprio la segnalazione di alcune persone ha permesso nei giorni scorsi di salvare la vita a un cagnoino. Legato a una catena senza acqua né cibo e così magro che le ossa erano chiaramente visibili. In queste condizioni è stato trovato un cane, abbandonato al suo destino dai proprietari. Il povero cucciolo ha atteso a lungo che qualcuno si fermasse ad aiutarlo, ma sembrava che nessuno riuscisse ad accorgersi della sua situazione. ha preso la decisione di liberare il cane dalla catena.
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In quelle condizioni Panchito aveva trascorso gli ultimi otto anni in una campagna di Sassofeltrio, in provincia di Rimini. Il salvataggio è stato reso possibile grazie all’intervento di una volontaria e all’azione tempestiva dell’Enpa di Rimini. Ora ribattezzato Pardo, il cane sta riscoprendo la gioia di vivere. Immaginalo mentre corre libero, gioca con altri cani e si fida finalmente degli esseri umani.

La storia di Pardo / Panchito dimostra quanto sia fondamentale la sensibilizzazione e la denuncia per salvare vite, ricordando come ogni persona che vede un animale in difficoltà ha il dovere di agire. Proprio come Panchito ora, ogni animale merita di essere trattato con rispetto e dignità e non rimanere legato a una catena. Purtroppo, però, in Italia la pratica di tenere i cani alla catena è ancora tristemente diffusa.
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L’avvocato Enpa Claudia Ricci sottolinea che la giurisprudenza della Corte di Cassazione ha chiarito che tenere un animale in queste condizioni rappresenta un illecito penale, punibile ai sensi dell’articolo 727 del Codice Penale. Chiunque è testimone di una situazione simile, deve segnalare sempre così da poter salvare le vite di animali in difficoltà come Pardo.

Ma non solo sono tante le leggi sul divieto di tenere un cane alla catena, ma anche quelle relative al randagismo e all’abbandono. In questo secondo caso, la normativa di riferimento in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo è la Legge quadro n. 281 del 1991. Secondo la legge, l’iscrizione in Anagrafe canina regionale o in quella nazionale non determina l’acquisizione della proprietà del cane registrato. L’iscrizione è solo un adempimento di natura amministrativa, obbligatorio in tutta Italia per i cani.
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Nel caso di cani appartenenti a privati cittadini non iscritti all’anagrafe sono presenti sanzioni amministrative stabilite dalle Regioni e dai Comuni dalla legge sul randagismo. Per far fronte ai sempre più diffusi abbandoni di cani e gatti e al conseguente aumento di ospiti nei rifugi e di randagi in strada, le associazioni animaliste stanno promuovendo campagne per sensibilizzare l’opinione pubblica. (di Elisabetta Guglielmi)