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Conigli in casa: una petizione per riconoscerne i diritti

(Pixabay)

Qualche tempo fa, era emersa la notizia riguardante un coniglio, rapito tra Sesto San Giovanni e Milano, nella casa dell’ex casello ferroviario. La vicenda è raccontata dal portale lamartesana.it. L’animale, chiamato Ninin, era accudito da Rosa, una donna di 87 anni. A rapirlo, è stato un gruppo di cinque ragazzi, che hanno agito davanti ai suoi occhi. Questi avrebbero affermato di essere parte di un’associazione animalista.

Dopo quell’episodio, era riemerso il dibattito su come vada tenuto un coniglio all’interno delle mura domestiche. “Attualmente il coniglio in Italia costituisce il terzo animale da compagnia, dopo il cane ed il gatto”, ha ribadito intanto nelle scorse ore il veterinario Alessandro Melillo. Va comunque chiarito che – al momento – non vi è alcuna norma che tutela i conigli come animali da compagnia. Per tale ragione, è online una petizione chiamata “Anche io so farti compagnia”.

Con questa si richiede una cosa molto semplice: una modifica della legge 281/91, ovvero la legge quadro “in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo”. La petizione è rivolta al Governo, al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, agli Assessorati Salute Regionali e ai Presidenti Delle Province Autonome Di Trento E Bolzano. Si chiede di inserire all’art. 2 della legge quadro un comma, il numero 13, che dovrebbe recitare: “Si riconosce il coniglio come ‘animale d’affezione’ (NON DPA)”.

Cosa prevedono le modifiche?

Le modifiche riguardano un’anagrafe nazionale del coniglio, l’obbligo di provvedere al loro benessere psicofisico mediante il rispetto delle regole igieniche, di corretta cura ed alimentazione, il divieto di abbandonarli. Spazio anche a norme contro il maltrattamento e sulla sterilizzazione. Prevista ancora una regolamentazione delle norme sull’eutanasia. Inoltre, viene dato il via libera per l’istituzione di colonie per conigli in cattività. Infine, come altri animali domestici, anche questi dovranno essere microchippati.

Variano anche le competenze di Regioni e Comuni, mentre si chiedono modifiche anche al sistema sanzionatorio. L’abbandono, la mancata iscrizione all’anagrafe o l’assenza di microchip, in sostanza, verranno puniti esattamente come avviene ora per cani e gatti. In conclusione, “chiunque faccia commercio di cani, gatti e conigli al fine di sperimentazione, in violazione delle leggi vigenti, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro cinque mila a euro dieci mila”.

GM

Gabriele

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