La denuncia degli animalisti per porre fine agli esperimenti sugli animali che vedono coinvolti conigli, topi, scimpanzé e moltissime altre specie viventi.
Un recente rapporto di Humane World for Animals ha rivelato una pratica allarmante: ogni anno, l’Unione Europea utilizza quasi 400.000 pesci in test tossicologici. Questi esperimenti sono richiesti dal sistema REACH (Registrazione, Valutazione, Autorizzazione e Restrizione delle Sostanze Chimiche), il regolamento chiave per monitorare e valutare le sostanze chimiche immesse sul mercato del Vecchio Continente.
Questo studio è il primo a quantificare in modo preciso l’impatto di REACH sulla salute degli animali acquatici, evidenziando il numero massiccio di esemplari utilizzati per verificare la sicurezza chimica prima della distribuzione. La preoccupazione è che questo numero possa addirittura crescere, con proiezioni che indicano un aumento fino a 530.000 – 690.000 animali acquatici coinvolti.
I pesci sono considerati un “gruppo chiave” nella sperimentazione, poiché i test sono ritenuti essenziali per valutare la capacità di una sostanza di danneggiare gli ecosistemi acquatici in caso di contaminazione. Essi sono sottoposti a diverse tipologie di test, inclusa la mortalità acuta e l’esposizione prolungata a sostanze, con un monitoraggio post-esposizione.
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“La portata dei test rivelata dalla nostra analisi solleva interrogativi fondamentali sul fatto che REACH stia garantendo la protezione nel modo più efficace e proporzionato – afferma Antigoni Effraimidou, direttore senior del programma per le politiche istituzionali di Humane World for Animals Europe – La sicurezza chimica deve rimanere fondamentale, ma possiamo e dobbiamo raggiungerla attraverso metodi moderni che non implichino l’uso di animali“.
L’associazione sottolinea come i pesci, a differenza dei mammiferi, siano spesso trascurati nel dibattito sulla sofferenza animale legata alla sperimentazione. Questo nonostante studi recenti abbiano dimostrato che il dolore provato da un pesce lasciato morire fuori dall’acqua è quantificabile, con un impatto etico significativo.
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Humane World for Animals chiede che l’UE adotti urgentemente i metodi alternativi già esistenti, come l’uso di colture cellulari di tessuti branchiali, che possono ridurre drasticamente la necessità di animali vivi. Sebbene i costi siano ancora elevati e manchi un chiaro sostegno normativo, l’esempio del Regno Unito – che ha presentato una road map per bandire la sperimentazione su altri esseri viventi a partire dal 2026 – mostra che un cambiamento è possibile.
Il rapporto si conclude con la richiesta di procedere finalmente alla revisione del regolamento REACH, un’azione prevista fin dal 2012 ma mai realizzata. “Questi risultati dimostrano che il sistema europeo di sicurezza chimica rimane ancorato a modelli animali obsoleti, nonostante siano disponibili strumenti scientifici migliori – conclude Jay Ingram, amministratore delegato per le sostanze chimiche dell’associazione internazionale – Modernizzare REACH non significa abbassare gli standard, ma innalzarli”.
Ingegnere biomedico, Arti Ahluwalia promuove la riduzione dell’uso degli animali nella sperimentazione scientifica. L’utilizzo dell’IA nella ricerca biomedica, del resto, ha ricadute immediate anche nella tutela ambientale e nell’economia circolare nel settore della sanità. L’intelligenza artificiale potrebbe così salvare milioni di vite degli animali impiegati nella ricerca biomedica per gli esperimenti in laboratorio. A sostenere la tesi è proprio Arti Ahluwalia, professoressa di Bioingegneria all’Università di Pisa e per anni direttrice del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, specializzato in automazione, robotica e bioingegneria dove ancora oggi continua a svolgere le sue ricerche.
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Gli utilizzi dell’IA nel campo della ricerca biomedica sono moltissimi, con ricadute immediate anche a livello ambientale e nella promozione dell’economia circolare. La dottoressa evidenzia come “Nella ricerca biomedica, vediamo un crescente interesse per modelli basati sull’AI che riducono sprechi e migliorano l’efficienza, principi che si allineano con quelli della circolarità”. Per garantire il benessere animale sarebbe la scelta migliore quella di sviluppare tecnologie alternative che possano sostituirli o addirittura superarli in termini di efficacia.
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