Uno dei cani del turista polacco scomparso a Campo Imperatore più di tre settimane fa è stato ritrovato, ma dell’uomo ancora nessuna traccia.
Oltre tre settimane di ansiosa attesa hanno tenuto col fiato sospeso l’Abruzzo e l’Italia intera, mobilitate nelle ricerche di Karol Brożek, il turista polacco di 44 anni svanito nel nulla sul suggestivo, ma inospitale, massiccio del Gran Sasso. In un contesto di grande incertezza e condizioni climatiche estreme, un primo flebile segnale di speranza è emerso con il ritrovamento di uno dei suoi due cani, ribattezzato Pirat, riemerso stremato ma vivo.
L’animale è stato recuperato venerdì 12 dicembre, intorno alle 13:15, a Campo Imperatore, nella vasta area compresa tra Fontari e Scintarella. La notizia è stata diffusa dalla presidente di Penelope Abruzzo, Alessia Natali. Nonostante fosse visibilmente disorientato e denutrito, Pirat versava in condizioni complessivamente discrete ed è stato immediatamente affidato alle cure di una clinica veterinaria per gli accertamenti necessari. Questo inatteso ritrovamento ha riacceso le speranze, seppur flebili, di ottenere indizi utili sul destino del suo padrone, la cui assenza si protrae in modo drammatico.
Karol Brożek, originario di Danzica, aveva raggiunto l’Italia per una vacanza itinerante a bordo di un camper preso a noleggio in Polonia, accompagnato dai suoi fedeli compagni a quattro zampe. Il veicolo è stato rinvenuto in stato di abbandono nei pressi del Corno Grande. L’ultima traccia visiva dell’uomo risale al 19 novembre. Una telecamera di sorveglianza lo ha immortalato mentre si allontanava a piedi dal mezzo, insieme ai cani, diretto verso i sentieri di montagna. Preoccupante è il dettaglio dell’equipaggiamento, ritenuto inadeguato per le difficili condizioni ambientali e la stagione inoltrata.
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Il camper ha fornito pochi elementi utili alle indagini. Al suo interno sono stati trovati effetti personali e un telefono cellulare. Un dettaglio, in particolare, ha complicato le prime fasi delle ricerche: il numero di telefono trovato non corrispondeva a quello dichiarato nel contratto di noleggio. Questo ha immediatamente sollevato il sospetto che Brożek potesse avere con sé un secondo dispositivo mobile, il cui segnale è rimasto irraggiungibile fin dal momento della scomparsa, rendendo impossibile la localizzazione elettronica.
A rendere l’attesa ancora più angosciante è l’appello lanciato sui social network dalla sorella del disperso, Diana Brożek, che ha condiviso informazioni e articoli sul caso, sollecitando chiunque abbia visto o saputo qualcosa a farsi avanti per aiutare a ricostruire gli ultimi spostamenti di Karol.
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Le operazioni di ricerca, coordinate dalla Prefettura dell’Aquila e attive senza sosta dal 24 novembre, vedono il quotidiano dispiegamento di un’imponente squadra mista. Tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) Abruzzo, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF) e i Vigili del Fuoco, insieme ad altre strutture operative, sono impegnati in una corsa contro il tempo ostacolata da condizioni meteorologiche proibitive.
I soccorritori si muovono su un terreno reso estremamente complesso dalle rapide variazioni climatiche, dalla nebbia, dal vento forte e soprattutto da eccezionali accumuli nevosi, che in alcuni punti superano i tre metri di spessore. Tali condizioni hanno drasticamente limitato l’impiego dei mezzi aerei, costringendo le squadre a operare prevalentemente via terra e con l’ausilio di attrezzature specialistiche come sci da alpinismo, pale da valanga e sonde.
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Giornate intere sono state dedicate alla bonifica degli itinerari principali e delle aree più esposte. Il 6 dicembre, ad esempio, una squadra mista è stata elitrasportata sulla vetta del Corno Grande per ispezionare l’area, la Direttissima e la Schiena d’Asino, predisponendo ancoraggi e linee fisse per la sicurezza. Analogamente, le operazioni si sono poi concentrate nell’area della Scindarella, con l’analisi meticolosa di creste, canaloni e punti nevosi sensibili. I sorvoli mirati effettuati con l’elicottero di Eliabruzzo e l’impiego della campana Recco, tentati in precedenza, non hanno purtroppo dato riscontri.
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Il CNSAS Abruzzo ha confermato la massima disponibilità a continuare l’impegno fino al completamento delle attività di ricerca, malgrado le avversità. In una delle giornate di ricerca più intense, si è reso necessario anche un secondo intervento: l’elisoccorso ha dovuto trarre in salvo tre escursionisti stranieri bloccati vicino alla funivia, uno dei quali era scivolato. Un monito sulla pericolosità della montagna in queste condizioni, che rende l’impresa di ritrovare Karol Brożek ancora più ardua. Il ritrovamento di Pirat, se da un lato offre un piccolo barlume di speranza, dall’altro non scioglie l’enigma della scomparsa del suo padrone, le cui tracce rimangono celate sotto la coltre bianca del Gran Sasso. La mobilitazione e la determinazione dei soccorritori restano l’unica certezza in un dramma che si consuma nel silenzio delle vette abruzzesi. (di Elisabetta Guglielmi)
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