In tanti chiedono giustizia per Timida, la cagnolina a cui fu tolta la vita crudelmente, ora tre persone si troveranno a dover rispondere.
Ci sono storie che non vorresti mai leggere, perché fanno male già dal titolo. La vicenda di Timida, una piccola cagnolina di quartiere, è una di quelle che ti rimangono impresse per sempre.

La sua fine era stata talmente brutale da lasciare senza parole perfino chi da anni si occupa di salvataggi e tutela degli animali. E oggi finalmente si muove qualcosa sul piano della giustizia: tre persone sono state rinviate a giudizio per la morte di Timida e per quella di altri cani e gatti che vivevano nella stessa zona.
La ricostruzione dei fatti: com’è morta Timida
Tutto risale alla primavera del 2025, quando viene deciso lo sgombero di un piccolo rifugio informale dove vivevano alcuni cani di quartiere e una colonia felina seguita da volontarie.
A gestire l’operazione però non è stato un ente pubblico, ma privati che avevano interesse a ripulire l’area davanti a una struttura ricettiva. E da qui è iniziata la catena di scelte drammatiche.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, una persona avrebbe pagato un uomo per occuparsi dello sgombero, e quest’ultimo avrebbe incaricato un terzo soggetto di liberarsi degli animali.
Le indagini avrebbero poi confermato uno scenario inquietante: cucce gettate direttamente in mare, alcuni gattini finiti insieme al resto del materiale, due cani caricati in auto e portati lontano, abbandonati in campagna senza alcuna protezione.
Uno di loro era proprio Timida. È stata ritrovata sui binari ferroviari, travolta da un treno. Resta ancora da chiarire un particolare doloroso: se fosse stata legata o meno sui binari prima dell’impatto.
Solo grazie a due volontarie si è arrivati ad un processo
A dare un nome e una forma a questa vicenda sono state due volontarie che seguivano quotidianamente gli animali del posto.
Hanno documentato, raccolto testimonianze, messo insieme ogni elemento utile. Senza il loro lavoro ostinato, probabilmente la verità non sarebbe mai venuta a galla.
Il loro contributo ha permesso di ricostruire un quadro preciso e di ottenere il rinvio a giudizio dei tre indagati per tutti i reati contestati: dall’uccisione degli animali alla distruzione degli spazi in cui vivevano.
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La richiesta di giustizia da parte di associazioni animaliste
Le associazioni che si sono costituite parte civile parlano con grande chiarezza: questa vicenda non può passare sotto silenzio. Pretendono una condanna che rifletta la brutalità degli atti commessi e il dolore inflitto a creature indifese. Non solo a Timida, ma anche ai gattini scampati per un soffio e ai cani abbandonati come oggetti.
Il processo dovrà dire l’ultima parola, ma una cosa è certa: non basta indignarsi. Perché se una società vuole davvero definirsi civile, deve essere in grado di proteggere anche gli animali.