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Vivisezione: Governo indiano vieta il ripetersi degli esperimenti sugli animali

L’organizzazione Cruelty Free International ha reso noto che il Governo indiano ha chiesto alle aziende che si occupano di sperimentazione animali di non utilizzare più gli animali nel caso di procedure già eseguite in altri paesi.

Ovvero,  si tratta di un piccolo passo in avanti in linea con quanto stabilito dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, per cui si rivela inutile duplicare la sperimentazione di test già condotti in altri paesi sugli animali.

L’organizzazione non governativa che promuove metodi alternativi alla vivisezione ha tenuto a sottolineare che le aziende che ricorrono alla sperimentazione animali hanno ben accolto questa nuova linea del governo, in quanto non solo si tratta di una sofferenza inutile sugli animali ma anche di costi ulteriori per le società.

“Tale pratica dovrebbe essere adottata in tutto il mondo. Infliggere sofferenza agli animali solo per soddisfare un obbligo burocratico, è crudele oltre che senza senso. Sui tratta di un esempio di come regolamenti arcaici vincolano ancora alla sperimentazione animale quando è ormai chiaro a tutti che non portano ad alcun beneficio”, ha dichiarato Michelle Thew, direttore di Cruelty Free International.

Sul piano della regolamentazione Ue (Direttiva 63/2010 CE) per quanto riguarda la ripetizione degli esperimenti, è stato sottolineato che i Paesi membri dovrebbero, quanto più possibile, riconoscere la validità dei dati prodotti dagli altri Paesi, a meno che ulteriori verifiche non siano ritenute necessarie per la salute e sicurezza pubblica.

Ma come sottolineò l’Istituto superiore della Sanità nel 2007, prima di una revisione della normativa “nella pratica non esistono strumenti per evitare al duplicazione di esperimenti, fatta eccezione per la valutazione etica”, per cui “la duplicazione di esperimenti può essere evitata solo in alcuni
ridotti casi in cui vale l’Accordo di Mutuo Riconoscimento esistente tra i Paesi della Comunità e i Paesi esportatori. L’impossibilità di regolamentare lo svolgimento di procedimenti sperimentali già svolti causa rappresenta un grande limite della attuale Direttiva. Poiché in questo modo si viene meno al principio della Reduction del numero di animali sacrificati indicato nel modello delle “3R”, rappresentante il principio ispiratore dell’intera Normativa”.

Secondo i dati dell’Iss “circa 160,000 animali sarebbero sacrificati ogni anno per esperimenti già svolti in altri laboratori”.

Per provvedere a queste inutili sofferenze e uccisioni, sarebbe necessario”un database europeo nel quale inserire informazioni sui progetti in corso e svolti nei Paesi membri e sui relativi risultati scientifici. Un database che permetterebbe anche la
diffusione degli insuccessi sperimentali che non venendo pubblicati sulle riviste scientifiche, non arrivano alla conoscenza della comunità scientifica”.

 

Per maggiori informazioni sull’attività di Cruelty free, fondata nel 1898 clicca qui

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