Allevamenti intensivi, gli orrori che forse non conoscete

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By Antonio Papa

Non solo Cani e Gatti

Gli effetti dell’allevamento intensivo generano spesso effetti per nulla piacevoli sui poveri animali sottoposti ai processi industriali: essi infatti rappresentano la ‘materia prima’ da lavorare per ottenere carni ed altri derivati. A questo scopo molti addetti ai lavori non si fanno scrupoli nel sottoporre questi poveri essere a maltrattamenti anche gravi, senza considerare che anche loro sono in grado di provare emozioni esattamente come le persone. Quante volte ci capita di sentire di vere e proprie brutalità perpetrate nei confronti di maiali od altri animali nei cosiddetti ‘macelli dell’orrore’? Fin troppe. E considerate che annualmente ci sono addirittura 70 miliardi di animali allevati in media, senza considerare la fauna marina, per soddisfare i bisogni alimentari dell’uomo.

Ed a questi poveri essere avviene di tutto, a cominciare da selezioni genetiche mirate a piegarli appositamente al loro scopo di essere adattati alla nostra catena alimentare. Si può dire che l’uomo ha trasformato questi animali in delle macchine per produrre latte, uova e carne, il tutto ignorando completamente quello che è il dover preservare la loro salute. Pensiamo alle mucche: in condizioni normali dovrebbero produrre fino ad un massimo di 10 litri di latte al giorno per i loro piccoli, mentre i processi industriali negli allevamenti le ‘spremono’ fino ad ottenere una razione quotidiana di circa 40 litri di latte. Le tecniche di allevamento intensivo sono molto diffuse e spesso vengono attuate al limite, se non oltre il normale consentito.

Per non parlare delle condizioni igienico-sanitarie degli ambienti di interesse. Un’altra cosa davvero mostruosa è rappresentata dalle tecniche per favorire una crescita rapida di alcuni capi, in modo da poterli macellare quanto prima. I polli allevati diventano ‘macellabili’ in meno di 6 settimane, e questo è soltanto un terzo del tempo considerato normale per la loro crescita standard. Devono poi essere belli grossi per ottenere quanta più carne possibile, ma questo causa in loro difficoltà respiratorie e di deambulazione, fino al punto da farli morire di fame e di sete. Poi pensiamo alle anatre sottoposte ad ‘ingozzamento forzato’ per renderle adatte ad essere cucinate per il ‘foie gras’: dei tubi le alimentano più volte al giorno dopo essere stati conficcati nel loro esofago e questo le porta a sviluppare un fegato ingigantito fino anche a dieci volte più del dovuto.

Insomma, la crudeltà non raggiunge limiti, ed è per questo che ha preso corpo la campagna #ViaDagliScaffali, con la quale si chiede alla grande distribuzione alimentare italiana di non vendere più carne di anatre sottoposte a questa barbarie. Lo storico e scrittore Yuval Noah Harari, ha definito gli allevamenti industriali alla stregua di veri e proprio lager, ed il consiglio dato a tutti è quello di limitare se non sopprimere il consumo di carne, per arginare il più possibile questa spirale di mostruosità che vede negli animali delle povere vittime senza via di salvezza. Arriviamo addirittura ad assistere a scene strazianti come questa, e non dimentichiamo che in alcune parti del mondo vengono macellati dopo atroci maltrattamenti anche cani e gatti destinati ai ristoranti locali, una cosa che qui da noi è assolutamente inimmaginabile.

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