Apicoltori in crisi, l’insetto alieno sta decimando gli alveari e ormai sembra inarrestabile

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By Loriana Lionetti

Non solo Cani e Gatti

 

Non basta la siccità, anche la vespa velutina insidia le api nostrane fino a portarle a morire di fame

Apicoltori in crisi
Apicoltori (Pixabay-amoreaquattrozampe.it)

In questi ultimi anni stiamo assistendo sempre più spesso alla comparsa di specie aliene invasive sul nostro territorio, una di quelle più comuni e pericolose è senza dubbio la Vespa Velutina, conosciuta anche con il nome di calabrone asiatico, un pericolo per l’agricoltura e per la biodiversità che attualmente è impossibile sottovalutare. Questi animali sono infatti soliti predare le api presidiando i nidi e non permettendo a queste le normali attività, contro questa piaga in crescita costante sembra che le soluzioni adoperate non tengano più e gli apicoltori di tutta Italia sono arrivati ormai allo stremo delle loro forze.

Vespa velutina e cambiamento climatico, una tortura per le api domestiche che potrebbe creare danni irrecuperabili!

Apicoltori in crisi
Vespa velutina (Pixabay-amoreaquattrozampe.it)

Il cambiamento climatico e l’intenso traffico che collega ormai ogni parte del mondo continua a mietere vittime in continuazione, dalle formiche di fuoco in Sicilia all’ormai famoso granchio blu, sono tante le specie aliene che hanno ad oggi invaso la nostra penisola, una di quelle che potrebbe portare i danni maggiori è però la Vespa Velutina o calabrone asiatico. Questa vespa ha origini appunto asiatiche e si pensa che possa essere arrivata in Europa all’interno di container che viaggiano ininterrottamente sul mare dalla Cina fino a noi, è però l’azione congiunta del cambiamento climatico ad aver reso possibile la proliferazione di questo animale che ad oggi mette in serio rischio diversi settori.

Le vespe velutine sono infatti solite predare proprio le api, quando una di queste trova un’arnia la presidia attendendo che queste prendano il volo per catturarle, ovviamente nel conflitto testa a testa un’ape non ha alcuna speranza contro un calabrone asiatico, motivo per cui quando le api percepiscono la presenza dell’invasore tendono a restare a presidio dell’arnia senza così riuscire a compiere il loro lavoro.

Nelle zone in cui è presente la vespa velutina la produttività delle arnie cala dunque drasticamente, così come il volo delle api sui fiori, non è tuttavia questo l’unico problema visto che sono centinaia le segnalazioni di arnie arrivate alla morte totale a causa proprio della carenza di scorte e quindi per fame. Ma cosa c’entra il cambiamento climatico in tutto ciò?

Ebbene è ancora una volta l’innalzamento delle temperature a sortire gli effetti peggiori, le vespe velutine, infatti, non sarebbero in grado di superare l’inverno del nostro paese in condizioni normali, con il caldo anomali degli ultimi anni però molti più insetti riescono a superare la stagione invernale e a dare così vita a nuove colonie in primavera, colonie che saranno a loro volta in grado di superare sempre con maggiori probabilità l’inverno proprio per via dei geni trasmessi dalla regina resiliente.

Apicoltori in crisi
Nido calabrone asiatico (Pixabay-amoreaquattrozampe.it)

È ovvio che ad essere colpite maggiormente sono per ora le zone dal centro sud in giù, ma l’avanzata della vespa velutina è inarrestabile e gli apicoltori hanno ad oggi pochi mezzi a disposizione per risolvere la questione. Le trappole e l’estirpazione dei nidi di questi insetti alieni sono sempre meno efficaci per via della colonizzazione massiva ed è chiaro come debbano dunque essere studiate altre soluzioni. Come spesso accade la natura è in grado di ristabilire i suoi equilibri, e forse anche in questo caso questo accadrà, per ora però è impossibile vedere un futuro roseo ma non solo per le api. Anche la sicurezza delle persone è a rischio visto che aumentano ogni anno i casi di attacchi da parte di questo animale che per via della sua grandezza e della quantità di veleno che è in grado di iniettare diventa pericoloso anche per i soggetti non allergici.

Per salvaguardare gli ecosistemi e la nostra stessa salute è probabile che si debba pensare ad un vero e proprio piano d’attacco atto a debellare questo pericolo, ad oggi però non vi è ancora una soluzione che possa considerarsi davvero efficace e la preoccupazione generale non può che aumentare.

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