Le cozze in questo paese hanno un lavoro: il modo in cui le usano è geniale e anche imprevedibile, ecco di che cosa si tratta.

Trovare lavoro non sempre è semplice, ma a volte esistono attività lavorative davvero impensabili. Quanti penserebbero che controllare il livello di pulizia dell’acqua e la presenza o meno di agenti inquinanti possa essere un lavoro a tempo pieno? E quanti, soprattutto, penserebbero mai che questo lavoro possa essere svolto dalle cozze? Sì, non si tratta di un errore di battitura. In una capitale d’Europa questo compito è stato affidato niente meno che alle cozze.
A Varsavia le cozze monitorano la qualità dell’acqua: ecco come viene svolto questo lavoro
La città di Varsavia, in Polonia, utilizza otto cozze dotate di sensori incollati sui gusci per monitorare la qualità dell’acqua e, se necessario, interrompere automaticamente l’approvvigionamento idrico.

In un post condiviso su Facebook all’account social @Pop prima o poi, si legge in che modo le cozze vengono utilizzate nella città di Varsavia. Quando l’acqua diventa troppo inquinata, le cozze chiudono i loro gusci, attivando i sensori che inviano un segnale ai computer di controllo. Se quattro delle otto cozze si chiudono contemporaneamente, il sistema spegne automaticamente l’erogazione dell’acqua per prevenire rischi per la salute. Le cozze vengono utilizzate per tre mesi, dopodiché vengono reintrodotte in natura e sostituite con nuovi molluschi.
Questo metodo è adottato in oltre 50 impianti di trattamento dell’acqua in tutta la Polonia. Le vongole e le ostriche adulte possono filtrare fino a 190 litri d’acqua al giorno, ma quando l’acqua diventa troppo tossica, si sigillano per proteggersi. Un sistema tanto semplice quanto efficace
Le cozze svolgono un importantissimo ruolo per l’ecosistema. I gusci delle cozze possono essere riutilizzati in qualche modo? Questa è la domanda che si è posta la fondazione no profit Mediterranean Sea and Cost Foundation, che ha trovato una soluzione alquanto efficace: costruire un’isola artificiale derivata dagli scarti dei mitili.
A raccontare questo incredibile progetto di economia circolare basato sul riutilizzo dei gusci di cozze è stata la stessa fondazione che si occupa di promuovere la tutela e lo sviluppo sostenibile degli ecosistemi costieri, la Mediterranean Sea and Cost Foundation, che ha cooperato con l’organizzazione internazionale Maristanis per la tutela e la gestione integrata delle zone umide costiere del Golfo di Oristano e con Nieddittas, brand che gestisce l’intera filiera della mitilicoltura nel Golfo di Oristano.

La Fondazione Mediterranean Sea and Cost Foundation, nota con la sigla Medsea, qualche giorno fa sulla propria pagina Facebook @MEDSEA / Mediterranean Sea and Coast Foundation ha condiviso un post in cui ha spiegato in cosa consiste il progetto, corredando il testo con uno scatto fotografico (realizzato da Andrea Liverani, Smart Geo Survey SRL) dell’isolotto appena creato.Nel messaggio si legge quanto segue: «Cosa possiamo fare con i gusci delle cozze e gli scarti? Tantissime cose! Ad esempio, possono formare un’isoletta artificiale in laguna per la sosta e il riparo degli uccelli anche migratori, a protezione della biodiversità delle zone umide! Succede in Sardegna, ad Arborea nella laguna di Corru Mannu, nel progetto coordinato dalla nostra Fondazione assieme a Nieddittas in prima linea per le attività di economia circolare dal mare! Orgogliosi di raccontarvelo. In foto, l’isoletta con i suoi preziosissimi ospiti».
Nello stagno di Corru Mannu in Sardegna è stato infatti organizzato un progetto di economia circolare in base al quale i gusci delle cozze scartati dalla lavorazione industriale sono stati impiegati per realizzare un isolotto artificiale per favorire l’insediamento e la nidificazione di alcune specie di uccelli migratori. La piccola isola, lunga circa 20 metri e larga 2 metri, è stata realizzata nell’area dove insistono gli stabilimenti di Nieddittas (che gestisce l’intera filiera della mitilicoltura nel Golfo di Oristano) nello stagno di Corru Mannu. L’isolotto è formato da duemila sacchi di iuta pieni di gusci di cozze, riempiendo lo spazio interno all’argine di altri scarti di mitili, stratificati e compattati in modo che l’intera superficie risulti calpestabile. I sacchi sono stati collocati nel sito manualmente tramite l’ausilio di una piccola barca utilizzata per trasportare i materiali e tramite il supporto in acqua di due sommozzatori che hanno coordinato l’attività di posizionamento.

L’isola sorge a circa cinquanta metri dalla terra ferma, il che la rende perfetta per la nidificazione, lo svernamento e la migrazione di importanti specie di uccelli acquatici e marini, in particolar modo per la sua sua distanza dalla terraferma e dai pericoli rappresentati dai predatori e dagli esseri umani, come spiegato dal Presidente della Fondazione Medsea Alessio Satta.
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L’isolotto di Corru Mannu ha già iniziato a popolarsi, con l’arrivo in queste settimane di diversi esemplari di uccelli migratori come il Fraticello, la Sterna comune, il Beccapesci, il Gabbiano roseo e il Cavaliere d’Italia. Come sottolineato dal Presidente della Medsea, con questo progetto vengono recuperati gli scarti che diventano così una risorsa in ottica di economia circolare e, allo stesso tempo, vengono migliorate «le condizioni di conservazione della biodiversità di questi fondamentali bacini, le zone umide, che ospitano il 40% di tutte le specie animali e vegetali viventi del nostro pianeta».
Le zone umide di tutta Italia rivestono infatti una grandissima importanza, come ad esempio i laghi del parco nazionale del Circeo che formano il complesso palustre più importante di Italia e che sono stati designati dall’Unione europea “Zona Umida di Interesse Internazionale” ai sensi della Convenzione di Ramsar (Iran, 1971), nonché riserva della biosfera dall’Unesco dal momento che ospitano oltre trecento specie di uccelli.
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Gli uccelli migratori tornano ogni anno a nidificare nello stesso posto, come dimostra il caso che ha assunto importanza mediatica riguardante la famosa coppia di cicogne del Piemonte, Pina e Raul, che da oltre venti anni torna a nidificare sulla ciminiera di un ex setificio Vagnone a Pinerolo. Si può quindi sperare che anche nel Golfo di Oristano gli uccelli continueranno a considerare anche il prossimo anno questo comodo isolotto di gusci di cozze il luogo ideale per far nascere i propri piccoli. (di Elisabetta Guglielmi)