Perché fermare la macellazione dei cavalli?

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By lotta75

Non solo Cani e Gatti

cavallo

Una petizione per salvare i cavalli dalla macellazione. Ovviamente per molti la domanda sorge spontanea: “Perché i cavalli e non tutti gli altri animali?” Perché parallelamente a questa petizione c’è chi si batte per poter alleviare il più possibile la sofferenza degli animali, negli allevamenti intensivi e nella fase della macellazione e perché molto spesso i cavalli destinati ai macelli arrivano in condizioni disumane: con arti rotti o ferite di vario tipo.

Una mancanza di rispetto nei riguardi di questi esseri viventi che si riflette nello stesso commercio dei cavalli da carne, molti dei quali provengono dalle gare ippiche. Dopo aver lavorato tutta la vita con l’uomo, ecco la loro ricompensa: il macello.

La petizione avviata su Avaaz intende raccogliere 20mila firma, delle quali ne sono state già contate oltre 15mila con cui mettere fine al consumo della carne equina. Viene chiesto che il cavallo non sia più identificato come “animale da reddito“, ma introdotto nella categoria di animale d’affezione.

Un’iniziativa con la quale è promossa una proposta di legge presentata da vari parlamentari e associazioni animaliste al fine di fermare una catena di maltrattamento, di sfruttamento, di macellazione e di importazione ed esportazione di cavalli a fini alimentari.
Nella proposta viene inoltre evidenziata la necessità di fissare dei criteri per la custodia e la cura degli equini, spesso detenuti in condizioni non adeguate.

La stessa palramentare di Forza Italia, Michela Vittoria Brambilla, impegnata nella difesa e tutela degli animali, nonché presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, nell’ambito di FieraCavalli a Verona, la  principale fiera del settore che si svolge ogni anno il primo fine settimana di novembre, ha rilanciato il tema, sottolineando che “bisogna metter fine all’ambiguità che circonda lo status giuridico degli equidi e dichiararli, senza se e senza ma, animali d’affezione”.

Per la Brambilla è necessario stabilire una legge con il divieto di macellazione di cavalli, asini, muli e bardotti, nonché  i divieti di vendita e di consumo della loro carne su tutto il territorio nazionale, di importazione ed esportazione a fini alimentari.

Un settore quello della macellazione degli equidi in continuo calo, passando da 67.005 capi nel 2010 a 41.257 nel 2014-

L’ex ministro ricorda che “nei confronti  del cavallo, l’uomo riesce davvero a dare il peggio di sé, tradendo un patto millenario che lo colloca da sempre al nostro fianco.  È giunto il momento di riconoscergli lo status di amico e compagno dell’uomo e conseguentemente vietarne la macellazione, lo sfruttamento in manifestazioni e spettacoli e l’utilizzazione in esperimenti scientifici. “Ormai, sono familiari a tutti e ampiamente condivisi obiettivi come il rispetto della vita degli animali, la tutela dell’ambiente, la salvaguardia della salute. A maggiore ragione dopo che l’OMS ha ufficializzato quanto la scienza medica ripeteva da tempo sui danni che può produrre il consumo di carne rossa. Se poi i macelli fossero di vetro, credo che nessuno avrebbe più il coraggio di mangiare i nostri fratelli animali“-

“La mia proposta- ha poi rilanciato la Brambilla- fissa criteri per la custodia e la cura degli equini, per evitare la detenzione in condizioni non adeguate, e istituisce un registro anagrafico degli equini presso le Asl che dia garanzia di tracciabilità e riconducibilità all’effettivo proprietario o possessore. Sono regolate le modalità di addestramento. Si aboliscono le aste di equini di proprietà delle Forze armate e di altri enti pubblici, che potranno essere affidati ad associazioni. Per gli equini anziani o malati sono previste convenzioni con strutture private o l’istituzione di veri e propri pensionati. Sono infine introdotte sanzioni per chi viola la legge ed è rafforzato l’istituto della confisca, indispensabile strumento di lotta soprattutto contro le corse clandestine”.

La stessa associazione Essereanimali aveva condotto un’indagine, inizio 2015, con la quale denunciava la condizione del trasporto dei cavalli che provenivano dal Nord est Europa.

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