Via libera del Governo americano all’abbattimento di 45mila cavalli e asini selvatici

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By lotta75

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@Facebook/American Wild Horse Preservation Campaign
@Facebook/American Wild Horse Preservation Campaign

 

Nuova strage negli Stati Uniti dove il Governo americano ha appena approvato l’abbattimento di 45mila esemplari, tra cavali e asini selvaggi, per creare spazio agli allevamenti di bestiame e agli agricoltori. L’allarme è stata lanciata dalle associazioni animaliste, tra le quali la American Wild Horse Preservation Campaign facendo sapere che il piano di abbattimento sarà pagato dallo Stato e quindi dagli stessi cittadini.

Il piano è stato deciso nel corso di un incontro tra la National Wild Horse e il Bureau of Land Management (BLM).

Secondo le indiscrezioni, la mattanza sarebbe già in corso e nonostante le autorità smentiscano di aver inviato i cavalli al macello, replicando che sono stati ceduti agli allevatori, diverse inchieste hanno dimostrato il contrario. Secondo un rapporto recente è stato scoperto che il BLM ha venduto dei cavalli ad un allevatore del Colorado che a sua volta ha inviato i cavali in Messico per la loro macellazione.

Secondo l’associazione di Difesa degli animali (IDA) ad oggi si contano poco più di 50mila mustang allo stato brado, da quando nel 1971 sono stati avviati dei programmi di abbattimento selettivo, portando il numero dei cavalli da 270mila a 50mila esemplari.

Le associazioni denunciano che il governo per oltre 20 anni ha ignorato delle proposte alternative alla soppressione degli animali, come le campagne di sterilizzazione.

Le associazioni animaliste definiscono il nuovo piano un vero e proprio “genocidio”: “La BLM continua a perseguire i cavalli selvatici con interventi mirati a rimuoverli da territori che vengono concessi agli allevatori di bestiame”, denuncia la IDA, ricordando che il numero di bovini e ovini è maggiore rispetto a quello dei cavalli selvatici, sui terreni statali.

“La percentuale è di 30 capi di bestiame per un cavallo”, sottolinea IDA, concludendo che “gli allevamenti intensivi di animali destinati al macello sono devastanti per l’ambiente”.

La BLM avrebbe anche speso milioni di dollari per strutture in cui venivano stipati i cavalli selvatici da sterilizzare, con operazioni invasive e procedure criticate dagli stessi ricercatori. Uno dei metodi era quello di immobilizzare le giumente in modo che un veterinario attraverso la vagina, torceva e recideva le ovaie con strumenti poco ortodossi, come un utensile con una catena. Si tratta di una procedura che per la National Academy of Sciences  “può provocare un sanguinamento prolungato e infezioni”. Tra gli altri sistemi impiegati dalla BLM vi era quello di sterilizzare le cavalle con un incisione sul fiano.

“Dobbiamo vigilare in modo che la BLM non sopprimi i cavalli nelle strutture o applichi la castrazione sugli stalloni selvatici”, ha dichiarato Ginger Kathrens, direttore esecutivo della Fondazione Cloud, ente di consulenza della BLM; Lo stesso Kathrens ha ammesso che la fondazione Nube è stata l’unica ad esprimere il voto contrario al nuovo piano, sollecitando al contrario delle zone PZP per avviare dei programmi di controllo della fertilità e vaccinazioni, piuttosto che le solite procedure dolorose.

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