L’ehrlichiosi canina: che cos’è e come curarla

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By lotta75

Cani, Salute dei Cani

 

cane veterinario

L’ehrlichiosi canina è una malattia infettiva provocata da un microrganismo, il rickettsia, simile ai batteri che viene trasmessa dalle zecche di tipo Rhipicephalus sanguineus, conosciuta anche come zecca del cane.

La rickettsia giace nei globuli bianchi mononucleari del cane che se viene infestato, senza essere curato po’ diventare un portatore permanente, di cui la zecca sarà solo un vettore di diffusione. Perché la trasmissione del parassita avvenga però la zecca deve rimanere attaccata almeno per 48 ore di seguito alla sua vittima

SINTOMI- Da un punto di vista delle sue manifestazioni i segnali dell’ehrlichiosi possono essere di vario tipo passando da emorragie nasali con febbre persistente che può diventare letale. Tra i sintomi più diffusi: febbre, anoressia, naso che cola, con forma emorragica, anemia, diminuzione delle piastrine.
Di norma, l’ehrlichiosi si manifesta dai 10 ai 20 giorni dopo la puntura della zecca infestante e successivamente si moltiplica nel citoplasma delle cellule mononucleate dell’organismo (monociti, macrofagi, linfociti ematici e cellule del sistema reticolo-istiocitario di fegato, milza, e linfonodi). Tra gli altri segni vi sono anche quelli di carattere neurologico come convulsioni, atassia, iperestesia o anisocoria, come pure con una zoppia, per cui l’animale potrebbe avere un’andatura più rigida.
La gravità della malattia dipende da vari fattori, come dalla giovane età dell’animale oppure anche dalla presenza di altre patologie.

DIAGNOSI – Per la diagnosi non sono sufficienti i risultati di analisi, quanto invece il veterinario dovrà considerare vari fattori come la presenza del cane in una zona endemica e altri  sintomi per poter elaborare un quadro clinico.

In ogni modo, la certezza della diagnosi è possibile quando viene isolato l’agente responsabile nelle cellule mononucleate del sangue (monociti). Per completare le analisi, si potrebbe rivelare necessario il ricorso ad un ago aspirato polmonare, in quanto si tratta di un organo ricco di monociti.

Oggigiorno, la sierologia dà la possibilità per immunofluorescenza, di scoprire la presenza nel siero di anticorpi diretti contro l’Ehrlichia canis. Questo esame è estremamente affidabile dal momento che permette di riconoscere la malattia nel 94% dei casi.

FASI- La patologia si può presentare sotto tre forme: quella acuta, subclinica e cronica. La forma acuta inizia  dopo 2-3 settimane dal contagio, con febbre e letargia, ma anche altri sintomi come scolo oculo-nasale, anoressia, debolezza, dimagramento e aumento di volume dei linfonodi. In questa fase, con un trattamento, il cane potrebbe avere dei miglioramenti entro le quattro settimane successive. La forma subclinica o subacuta è un tipo di infezione di una durata che varia tra 1 e 4 mesi. Ci sono alcuni casi nei quali il cane è riuscito da solo ad eliminare il batterio. E’ molto difficile diagnosticare questa fase dell’ehrlichiosi per cui il cane potrebbe diventare un portatore sano. Se associato ad altre malattie, l’infezione potrebbe degenerare e portare alla morte il cane, fino ad una forte emorragia. Nella sua forma cronica, l’ehrlichiosi si manifesta con dimagramento, aumento di volume dei linfonodi e della milza ma anche edema degli arti e dello scroto. Potrebbe anche verificarsi un’alterazione del midollo osseo oppure una pancitopenia, ovvero un calo di tutte le cellule del sangue.

CURE – Per curare l’ehrlichiosi si ricorre ad un trattamento di antibiotici (tetracicline), efficace nelle forme acute. Per le forme croniche la prognosi invece resta riservata. In condizioni critiche, la terapia viene effettuata per via endovenosa.
Indubbiamente la prevenzione rimane la misura più efficace nei confronti di questa malattia,effettuando con costanza i trattamenti antiparassitari esterni nei confronti delle zecche che, contrariamente a quanto si crede, ormai rappresentano un rischio durante tutto l’anno.
I trattamenti, per essere davvero efficaci, devono essere ripetuti con regolarità almeno ogni 20 giorni.

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