Gli scienziati hanno catturato il primo filmato in assoluto di un calamaro colossale vivo, il più grande invertebrato del pianeta.

Gli oceani occupano il settanta per cento della superficie totale della Terra e più del novanta per cento dello spazio vitale del pianeta. Anche se gli esseri umani hanno colonizzato ormai tutti i continenti, la maggior parte degli oceani è ancora inesplorata. Si stima che solo il cinque per cento del fondo oceanico sia stato studiato, mentre sul restante novantacinque per cento aleggia il mistero. Spesso, anche specie animali sulle quali si possiede un vasto patrimonio di informazioni sono ancora poco conosciute dalla maggior parte delle persone. Un esempio è il calamaro colossale. Per la prima volta, nei giorni scorsi, un team di ricercatori è riuscito a filmare un esemplare di calamaro colossale vivo, il più grande invertebrato del pianeta.
Filmato il più grande invertebrato del pianeta: il video e le curiosità sul calamaro colossale
Gli scienziati hanno realizzato il primo filmato in assoluto di un calamaro colossale vivo, il più grande invertebrato del pianeta. L’incontro inaspettato è avvenuto nelle profondità marine dallo Schmidt Ocean Institute della California. Le immagini diffuse dai ricercatori mostrano il corpo trasparente e gli otto tentacoli rosa del calamaro colossale. Questi animali possono crescere fino a sette metri di lunghezza e arrivare a pesare fino a 500 kg. Proprio questo dato rende il calamaro colossale l’invertebrato più pesante del pianeta. L’esemplare filmato, che assomiglia quasi a una scultura di vetro per il suo aspetto, è ancora molto giovane, come attestano le sue dimensioni che non superano i 30 cm.

Negli anni passati, i pescatori hanno filmato esemplari adulti di calamaro colossale in fin di vita. La specie non era quindi mai stata vista prima viva nelle profondità del mare. Il team degli scienziati, capitanato dalla dottoressa Michelle Taylor dell’Università dell’Essex, ha definito il filmato “stupefacente” e “bellissimo”. I primi esemplari di questa creatura ad essere stati ritrovati furono avvistati cento anni fa. La descrizione dei primi esemplari di calamari colossali risale infatti al 1925, quando vennero trovati nello stomaco di un capodoglio cacciato.

Nel 2007, il più grande calamaro colossale mai registrato, una femmina, è stato catturato da un peschereccio neozelandese nel Mare di Ross, al largo dell’Antartide. Purtroppo l’invertebrato è morto subito dopo essere stato catturato, per essere portato poi in Nuova Zelanda per studi scientifici. L’avvistamento che ha sorpreso tutti è avvenuto il 9 marzo di quest’anno durante una spedizione nei pressi delle Isole Sandwich Meridionali, nell’Oceano Atlantico meridionale. Il veicolo a comando remoto (ROV) SuBastian dello Schmidt Ocean Institute si trovava a 600 metri di profondità e stava trasmettendo il filmato in live streaming.
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La natura segue regole così complesse che, nonostante gli esseri umani la studino sin dagli albori della civiltà, sono ancora moltissimi i misteri da svelare che aleggiano su milioni di specie animali. In alcuni casi, però, nuovi studi e ricerche riescono a fare luce su questioni complesse. Così è stato per gli ultimi studi scientifici che hanno permesso di comprendere quella che viene definita come la “spirale della morte” dei polpi. Per decenni gli scienziati si sono domandati il motivo per cui i polpi, dopo aver deposto le uova, morissero.

Da queste informazioni sul calamaro colossale si cercherà di sviluppare nuove e più efficaci strategie di conservazione per scongiurare l’estinzione di specie viventi classificate come “In pericolo critico“ dalla IUCN. Lo sviluppo di nuove tecnologie potrebbe aiutare gli scienziati a sviluppare nuovi e più rapidi protocolli di mappatura genetica potenzialmente applicabili anche a tante altre specie minacciate.
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Uno dei maggiori pericoli che affrontano gli animali oggi è infatti la scarsissima variabilità genetica. Quando le popolazioni sono numericamente così ridotte, gli individui sono costretti ad accoppiarsi tra loro, con conseguente abbassamento della diversità genetica ed esemplari tutti molto simili tra loro. Riuscire quindi a sequenziare più rapidamente il DNA partendo da materiale di scarsa qualità, può accelerare questi processi e offrire una nuova possibilità di salvezza a tantissime specie animali a rischio. Il primo genoma completo di Brachionichthys hirsutus è disponibile nella banca dati del National Center for Biotechnology Information.
Per vedere il video del calamaro è possibile cliccare al seguente link
L’attività antropica con inquinamento, pesca eccessiva e cambiamenti climatici sono la principale causa della perdita di biodiversità e la distruzione degli habitat marini. Proprio l’intensificazione dell’inquinamento proveniente dalle attività terrestri ha contribuito alla comparsa di nuovi fenomeni che impattano l’ecosistema.
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L’accumulo di nutrienti, spesso derivanti dalle attività agricole e industriali, rappresenta una delle principali cause della proliferazione di microalghe che hanno effetti nocivi sulle specie marine. Sfortunatamente, sono molte le specie marine a rischio a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della pesca, e i pesci come gli squali sono tra queste. La biodiversità è a rischio e nella lista rossa delle specie in via di estinzione si allunga ogni anno. Secondo le ultime ricerche apparse su una pubblicazione scientifica statunitense, la «Science Advances», il pianeta Terra «potrebbe perdere più di un decimo delle sue specie vegetali e animali entro la fine del secolo». Gli agenti inquinanti e le emissioni di CO2 secondo recenti studi porteranno infatti la Terra a perdere più di un decimo del suo patrimonio vegetale e animale e all’estinzione di una specie vivente su dieci. Per questo motivo assume grandissima importanza la salvaguardia degli oceani e del Pianeta. (di Elisabetta Guglielmi)