Le tartarughe marine sono capaci di mappare gli oceani con una precisione maggiore di un satellite: ecco i risultati dello studio scientifico.

Più precisi degli strumenti creati dagli esseri umani. Gli animali hanno capacità sorprendenti, che continuano a lasciare increduli scienziati e naturalisti che li studiano. Esempio emblematico è il modo con cui le tartarughe mappano le foreste marine. A rilevarlo è uno studio condotto sugli esemplari di tartarughe che vivono nel Mar Rosso. I ricercatori hanno scoperto che monitorando questi animali rende più semplice mappare le praterie di fanerogame marine meglio della tecnologia satellitare. Ecco che cosa è emerso.
Le tartarughe mappano le foreste marine: i risultati di una recente indagine condotta dai ricercatori
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B nell’ambito di uno studio focalizzato sul carbonio blu delle praterie marine. I ricercatori hanno studiato 53 esemplari di tartarughe verdi (Chelonia mydas), riuscendo a identificare oltre 38 siti di foraggiamento. Il livello di accuratezza della “mappatura” effettuata dalle tartarughe e verificata sul campo dai ricercatori si è rivelato più preciso delle immagini satellitari. Un dato che ha sorpreso gli studiosi considerando che il sistema satellitare utilizzato è l’Allen Coral Atlas che utilizza immagini satellitari ad alta risoluzione, uno strumento promosso dall’Arizona State University allo scopo di mappare le barriere coralline del mondo e monitora le minacce derivanti dall’attività antropica.

Le tartarughe riescono a mappare le foreste marine meglio dei satelliti, grazie al loro bisogno di nutrirsi di fanerogame marine. Mentre sono in cerca di cibo le tartarughe hanno scoperto 34 nuovi siti di fanerogame marine, ampliando il numero totale di praterie marine segnalate nel Mar Rosso del 12,93% rispetto a quelle precedentemente conosciute.
Le tartarughe si nutrono di fanerogame marine, un gruppo di piante marine distinto dalle alghe di cui fanno parte anche la Posidonia oceanica e la Cymodocea nodosa. Le foreste di fanerogame marine costituiscono un ecosistema di grande importanza, capace di fornire riparo a una grande varietà di animali e di assorbire il carbonio blu.

Per verificare la precisione delle rilevazioni effettuate dalle tartarughe i ricercatori si sono recati direttamente in 22 dei siti identificati. In totale hanno contato 14 chiazze distinte, ma in ogni luogo frequentato dagli animali erano presenti fanerogame. I dati ricavati dai satelliti invece non erano altrettanto precisi. Delle 30 praterie identificate dal satellite solo il 40% di esse conteneva realmente fanerogame marine. Secondo i dati ricavati, solo 3 dei 14 siti di foraggiamento scoperti grazie alle tartarughe e poi verificati sul campo sono stati identificati anche dal satellite.
L’incredibile precisione delle tartarughe marine nel mappare gli oceani
La ragione della maggiore precisione delle tartarughe rispetto ai satelliti è da ricondurre al fatto che un terzo delle foreste frequentate dagli animali si trovava sul fondale a una profondità di otto metri, molto al di sotto della portata delle rilevazioni satellitari. Sulla base dei dati raccolti, i ricercatori hanno evidenziato come le tartarughe marine abbiano il 18,5 percento di probabilità in più rispetto al satellite di identificare correttamente i prati di fanerogame marine.

Gli studiosi sottolineano come «Il fatto che persino nel Mar Rosso settentrionale, che è stato ampiamente esaminato, quasi 9 praterie di fanerogame marine su 10 identificate dalle tartarughe verdi fossero nuove, suggerisce quanto siamo ancora lontani dall’avere un inventario completo delle praterie di fanerogame marine nel Mar Rosso, dove l’area segnalata di fanerogame marino rimane ampiamente sottostimata».
Recenti studi sulle capacità delle tartarughe marine
Sono numerosi gli studi di recente pubblicazione che dimostrano l’accuratezza del sistema di navigazione delle tartarughe. Esempio emblematico è un recente esperimento che ha coinvolto dei cuccioli di tartaruga marina Caretta Caretta. I piccoli, appena nati, seguono particolari movimenti per orientarsi con i campi magnetici. Movimenti che sembrano quasi una “danza” da parte dei cuccioli.
Il nuovo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature e fornisce per la prima volta la prova che le tartarughe marine sono in grado di memorizzare e seguire le firma magnetiche distintive delle diverse regioni del pianeta. I ricercatori hanno condotto un esperimento in cui hanno riprodotto artificialmente i campi magnetici di diverse località.
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Gli studiosi hanno poi confrontato le condizioni e le caratteristiche magnetiche delle coste di Cuba e Delaware, di Maine e Florida, e di altri due punti distinti, aggiungendo però un premio associato ad alcuni di questi luoghi. La danza osservata dagli scienziati non si verifica in natura, ma il movimento “danzante” delle tartarughe è servito come indicatore per comprendere se gli animali testati avessero o meno appreso e associato il campo magnetico a una fonte di cibo.
L’importanza di specie marine come le tartarughe
Mari e oceani regalano momenti indimenticabili, soprattutto quando la natura affiora dalle acque in tutta la sua meravigliosa bellezza. Sfortunatamente, però, sono molte le specie marine a rischio a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della pesca, e le tartarughe sono tra queste. Gli agenti inquinanti e le emissioni di CO2 secondo recenti studi porteranno infatti la Terra a perdere più di un decimo del suo patrimonio vegetale e animale e all’estinzione di una specie vivente su dieci. Alcune volte però l’impegno riversato nella pulizia delle acque dei fiumi e dei mari ha i suoi risultati.
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Gli oceani occupano il 70% della superficie totale della Terra e più del 90% dello spazio vitale del pianeta. Anche se gli esseri umani hanno colonizzato ormai tutti i continenti, la maggior parte degli oceani è ancora inesplorata. Si stima che solo il 5% del fondo oceanico sia stato studiato, mentre sul restante 95% aleggia il mistero. Per sopperire a queste lacune i ricercatori hanno fatto ricorso a una perfetta macchina della natura: lo squalo tigre. Invece di utilizzare sofisticati sottomarini o gli stessi subacquei, si è deciso di piazzare delle telecamere e dei localizzatori sulle pinne dorsali degli squali tigre. Come per le tartarughe marine, i ricercatori hanno in programma di utilizzare altre specie di pesci e di mammiferi per esplorare gli oceani e ridurre il divario conoscitivo sugli ancora ignoti fondali marini. (di Elisabetta Guglielmi)