Il gatto nell’anagrafe degli animali d’affezione in Emilia Romagna: la disciplina regionale

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By Antonio Scaramozza

Gatti

In Emilia Romagna l‘iscrizione del gatto nel registro dell’Anagrafe degli animali d’affezione è obbligatoria? Cosa dice la legge?

Il gatto nell'anagrafe degli animali d'affezione in Emilia Romagna
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In tema di animali d’affezione ogni Regione italiana è un mondo a sé, o quasi. È pur vero che, tendenzialmente, le discipline regionali sono piuttosto omogenee, ma è altrettanto vero che sono registrabili, talvolta, delle peculiari differenze, soprattutto nelle normative degli enti che tendono ad innovare la materia, innalzando la tutela verso i nostri amici a quattro zampe. Ecco cosa stabilisce l’Emilia Romagna in tema di anagrafe degli animali d’affezione, in particolare per ciò che concerne il gatto.

La Legge quadro n. 281 del 1991

In materia di animali d’affezione sono le Regioni le grandi protagoniste del panorama legislativo italico. Esse, ricorrendo alla propria potestà legislativa, plasmano la normativa vigente nel proprio territorio, pur sempre nel rispetto dei principi guida dettati dal Legislatore.

Colonie feline in Liguria
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Tali principi, contenuti nella Legge quadro in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo (L. n. 281 del 1991), si limitano tuttavia a delineare delle scarne linee guida generali, in particolare laddove si parla del gatto.

Il felino, infatti, viene definito quale animale in libertà, libero di vivere nel territorio urbano che lo circonda; dal quale, si badi, non può essere allontanato, se non per particolari ragioni previste dalla legge.

Non vige invece alcun obbligo di identificare l’animale, almeno in base alla suddetta Legge quadro, che pur aveva imposto alle Regioni di istituire il registro dell’Anagrafe regionale degli animali d’affezione. Ma l’obbligo di microchip è previsto solo per il cane.

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Il gatto nell’anagrafe dell’Emilia Romagna

In verità qualche Regione ha innovato la materia, rendendo obbligatorio il microchip anche per il gatto. L’apripista, in tal senso, è stata la Lombardia, che ha introdotto la misura nel 2020; poche tuttavia, al momento, le Regioni che hanno seguito l’esempio.

Colonie feline in Puglia
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Fra di esse rientra l’Emilia Romagna?

Purtroppo no: l’iscrizione del gatto nel registro dell’anagrafe rimane una libera scelta del proprietario. L’identificazione, laddove avvenga, è effettuata con le medesime modalità previste per il cane, ovvero attraverso l’inoculazione di un microchip sulla pelle dell’animale.

Il dispositivo, come noto, è contrassegnato da un codice univoco di 15 cifre, che consente di associare l’animale al suo proprietario.

Un mezzo indispensabile per tutelare il felino dall’abbandono, che a sua volta incrementa il fenomeno del randagismo, che pur la Legge quadro n. 281 del 1991 si propone di combattere. Senza tuttavia rendere obbligatorio il microchip per il gatto; un vero e proprio controsenso.

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L’Emilia Romagna, come la maggior parte delle altre Regioni, si limita a disciplinare modalità di identificazione e gestione delle colonie feline sul proprio territorio.

 

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