La legge prevede la figura del gatto di quartiere? Lo status del felino in libertà

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By Antonio Scaramozza

Gatti

La legge contempla la figura del cane di quartiere: esiste anche il gatto di quartiere, oppure per il felino è previsto un regime giuridico diverso?

La legge prevede la figura del gatto di quartiere?
(Foto Adobe Stock)

La piaga del randagismo è ben lungi dall’essere abbattuta. Nonostante il crescente numero di adozioni, l’impegno dei volontari e delle strutture che si occupano degli animali, molti di essi continuano a vivere per strada; alcuni di essi tuttavia lo fanno con pieno “diritto”, come il cane di quartiere. Esiste una figura felina analoga? La legge contempla il gatto di quartiere? Scopriamolo insieme.

La Legge quadro n. 281/1991

Nel nostro ordinamento giuridico la normativa di riferimento in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo è la Legge quadro n. 281/1991.

comportamenti del gatto durante la pubertà
(Foto Pinterest)

La normativa detta alcuni principi fondamentali, quali il divieto di maltrattamento e abbandono degli animali d’affezione (tra l’altro puniti dalla legge penale, rispettivamente dagli artt. 544 ter e 727 c.p.)

La Legge quadro stabilisce altresì l’obbligo, in capo al proprietario del cane, di iscrivere l’animale nel Registro dell’Anagrafe canina della Regione in cui risiede (nel rispetto di termini e modalità previste dalla relativa legislazione territoriale), che avviene contestualmente all’inoculazione del microchip.

Questo è un dispositivo che viene posto sul corpo dell’animale, identificandolo (insieme al proprietario) in maniera univoca, grazie ad un codice di 15 cifre. Lo scopo? Aumentare le probabilità di ritrovamento dell’animale, nella malaugurata ipotesi in cui si smarrisca, ma anche scoraggiare l’odioso fenomeno del reato di abbandono di animali.

E per il gatto? La legge non prevede esattamente la stessa tutela; non vige alcun obbligo sul proprietario del felino (salvo che per i residenti della Regione Lombardia, per i quali l’obbligo è scattato a partire dal 1 gennaio 2020, almeno per i nuovi felini nati a partire da tale data).

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Gatto di quartiere sì o no: cosa stabilisce la legge

Altra rilevante differenza si rinviene nell’obbligo imposto congiuntamente a Comuni ed ASL di procedere alla cattura dei cani vaganti sul territorio di competenza.

Micio cacciatore
(Foto Pixabay)

Una volta catturati, sterilizzati e sottoposti ai trattamenti sanitari obbligatori, saranno trasferiti in strutture pensate appositamente per la loro custodia (canili e rifugi), in attesa di un’eventuale adozione.

Il cane di quartiere rappresenta un’eccezione: infatti si tratta di un esemplare libero di vagare per le strade del suo quartiere, vivendo all’aperto, accudito, nutrito e monitorato dal soggetto individuato come responsabile del suo benessere.

La legge contempla una figura analoga per i felini? Esiste il gatto di quartiere? In realtà non v’è alcuna normativa che parli esplicitamente di gatto di quartiere; ma questo non significa che i piccoli felini non siano liberi di vivere per strada.

A tal proposito infatti va segnalato che la Legge n. 281/1991 definisce il gatto quale animale in libertà, libero di vivere nel luogo che ha scelto come territorio; e da esso non può essere allontanato né sottoposto ad alcuna forma di maltrattamento.

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Quando due o più gatti vivono stabilmente in un determinato luogo, si forma una colonia felina. Chiunque ne può segnalare l’esistenza all’ASL territorialmente competente, divenendone referente; da quel momento la persona ne assumerà la responsabilità, provvedendo al loro sostentamento e al monitoraggio del loro stato di salute.

Quale la differenza dunque tra il cane di quartiere ed il gatto in libertà? Al primo viene concessa la vita all’aperto solo con il riconoscimento di questo particolare status; il felino invece può vivere in libertà a prescindere dall’esistenza di una colonia felina registrata.

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Antonio Scaramozza

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