Con un gatto non si comanda: si negozia. Può imparare piccole routine, ma non farà mai qualcosa solo per compiacerti.
Chi vive con un gatto lo sa: non è questione di “obbedienza”, ma di accordi taciti. Certo, puoi insegnargli qualche piccola routine – mettersi seduto, dare la zampa, rispondere a un richiamo – ma non aspettarti che lo faccia sempre, comunque e su comando.

Il punto è semplice: non gli manca l’intelligenza, gli manca la voglia di accontentarti ogni volta.
Al gatto non si comanda: ecco i motivi
Non perché ama fare il contrario di quello che dici, il motivo è molto più profondo: il gatto non è nato per collaborare.

È un pensatore solitario, programmato da millenni per decidere da sé quando, dove e perché fare qualcosa. La selezione naturale non lo ha spinto verso la cooperazione, ma verso l’autonomia. Al contrario del cane, selezionato dall’uomo proprio per svolgere compiti precisi, per “servire”, per adattarsi. Il gatto no. Il gatto ti ascolta se ne ha voglia.
Perché il gatto non obbedisce? Perché non è programmato per farlo
Basta osservare un gruppo di gatti che vivono liberi per capirlo: ognuno per sé, poi magari un po’ di gioco, un po’ di pappa insieme, e via di nuovo. Sono animali sociali a modo loro, ma la loro socialità è intermittente, mai totalizzante. Vivono decidendo da soli come e quando fare le cose. Anche i piccoli, finché non sono pronti a cavarsela, si aggirano attorno agli adulti… ma poi si staccano.
Questa natura libera e indipendente si è mantenuta nel tempo. Ecco perché, se parliamo di “obbedienza”, il cane parte avvantaggiato. È stato modellato per collaborare. Il gatto, no. E non perché è testardo o dispettoso: è solo fedele alla propria indole.
Come far capire al gatto cosa non vuoi che faccia
La domanda tipica è: “Come faccio a fargli capire che non voglio che affili le unghie sul divano?” In realtà, la risposta non è così complicata. Serve solo cambiare punto di vista.
Prima cosa: “giusto” o “sbagliato” sono concetti nostri, non suoi. Per un gatto, farsi le unghie su un divano è naturale, utile, persino sano. Non puoi cancellare quel comportamento, ma puoi spostarlo altrove.
Vuoi salvare il divano? Metti un tiragraffi vicino. Vuoi evitare graffi alle mani? Usa giochi a distanza, tipo bacchette, piume, palline. Ti stancano le sue richieste insistenti per il cibo? Lascia la ciotola sempre piena, o trova un modo per distribuirgli il pasto in autonomia.
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Il compromesso sta nel mezzo (come sempre con i gatti)
Il punto è uno solo: non si tratta di comandare, ma di capire. Se il gatto è entrato nella tua casa, ha già fatto un grande sforzo di adattamento. A te spetta fare il tuo: creare un ambiente che gli permetta di esprimere i suoi comportamenti naturali, ma in modi compatibili con la vita in comune.
Il segreto per convivere bene con un gatto non è pretendere che ti obbedisca. È osservare, capire, trovare soluzioni che vadano bene per entrambi. E quando questo accade, succede una cosa bellissima: il gatto inizia a seguirti non perché deve, ma perché gli va, e così ti sei guadagnato la sua fiducia.