È morto Iain Douglas-Hamilton: l’uomo che ha cambiato il destino degli elefanti africani

Iain Douglas-Hamilton si è spento, ricordiamo l’uomo che ha dedicato la sua vita agli elefanti e che ha fermato il bracconaggio.

Oggi il mondo ha perso un uomo speciale, uno di quelli che non si dimenticano. Se ne è andato Iain Douglas-Hamilton, e fa davvero impressione pensare che non ci sarà più la sua voce a parlare per gli elefanti.

Non era “solo” uno zoologo: era quello che si inginocchiava davanti ai giganti della savana per capirli, che li osservava uno per uno come fossero amici di lunga data, che li ha protetti quando farlo sembrava una battaglia persa. Una vita intera spesa così, con una dedizione rara, quasi ostinata, che oggi commuove ancora di più.

Douglas Hamilton e elefanti
È morto Iain Douglas-Hamilton: l’uomo che ha cambiato il destino degli elefanti africani – amoreaquattrozampe.it

È morto a 83 anni, a Nairobi, proprio in quella terra africana che era diventata la sua casa e la sua missione.

Addio a Iaian Douglas-Hamilton: una vita intera dedicata alla tutela degli elefanti

Era stato Save the Elephants, l’organizzazione che aveva fondato nel 1993, a dare la notizia della sua scomparsa con parole davvero struggenti.

Perché perdere Iain significa perdere un pezzo importante della storia della conservazione. Significa salutare l’uomo che ha contribuito a fermare il commercio internazionale di avorio e che non ha mai smesso di denunciare il bracconaggio per quello che era: una strage silenziosa.

Le prime ricerche e la scoperta di un mondo nascosto

iain douglas hamilton e elefante
Addio a Iain Douglas-Hamilton: una vita intera dedicata alla tutela degli elefanti – amoreaquattrozampe.it

La sua storia era iniziata lontano dall’Africa, nel Dorset, dove era nato nel 1942. Ma il destino lo aveva portato presto tra le polveri rosse della Tanzania, attorno al lago Manyara, dove a 23 anni aveva osservato per la prima volta gli elefanti nel loro ambiente naturale. Da quel momento non si è più guardato indietro.

Iain aveva un modo tutto suo di studiarli: li riconosceva uno ad uno, osservando orecchie, rughe, dettagli. Un approccio semplice ma anche rivoluzionario, che spostò completamente la percezione di questi animali. Non più masse indistinte, ma individui con emozioni, relazioni, gerarchie, lutti. Famiglie guidate da femmine sagge, legami profondi e una socialità che nessuno prima aveva saputo raccontare con tanta precisione e umanità.

La guerra al bracconaggio combattuta senza sosta

Negli anni Settanta e Ottanta vide con i suoi occhi il disastro: gli elefanti crollavano di numero, uccisi per le zanne. Lui lo definì “un olocausto degli elefanti”, e nessuno riuscì a trovare parole più chiare. Fu grazie alle sue denunce, alle sue ricerche e alle sue operazioni che nel 1989 arrivò il divieto internazionale di commercio d’avorio. Una vittoria enorme, anche se non definitiva. Ancora nel 2012, in Senato negli Stati Uniti, raccontava che la mattanza continuava.

Con Save the Elephants riuscì a trasformare la ricerca in protezione: GPS per seguire le migrazioni, collaborazione con le comunità locali, progetti educativi, corridoi sicuri per permettere alle famiglie di elefanti di spostarsi senza rischiare la vita. Tutto ciò che oggi sappiamo su questi animali, in qualche modo, passa dalla sua intuizione, dalla sua pazienza e dalla sua capacità di ascoltare gli elefanti più di quanto molti ascoltino le persone.

Accanto a lui c’era Oria, figlia di un cacciatore di avorio. Una storia incredibile: nata in una famiglia legata proprio a ciò che avrebbe poi combattuto, trovò in Iain un amore capace di cambiarle la visione del mondo. Insieme scrissero libri, documentarono vite, costruirono un ponte tra conoscenza e protezione. Una squadra perfetta.

Oggi Iain lascia Oria, i figli Saba e Dudu, sei nipoti e un’Africa che gli deve più di quanto potrà mai dire. Ma soprattutto lascia milioni di elefanti che continueranno a camminare grazie anche a lui.

E forse è questo il modo in cui avrebbe voluto essere ricordato: non come uno zoologo, ma come un custode, un amico vero della natura.

Gestione cookie