La situazione dei lupi in Italia non è delle migliori, anzi: questi magnifici animali stanno scomparendo per colpa nostra.
A volte basta guardare i numeri per capire che qualcosa non sta andando nella direzione giusta. Negli ultimi cinque anni, nel nostro Paese, la presenza del lupo si è fatta più fragile, più incerta, come se un intero pezzo di biodiversità stesse lentamente scivolando via senza che ce ne accorgiamo davvero.

Le segnalazioni raccolte raccontano un dato che fa stringere lo stomaco: oltre 1.600 lupi morti tra il 2019 e il 2023. È una media che supera ampiamente un animale al giorno. Ed è difficile considerarlo un semplice caso.
Perché i lupi in Italia stanno morendo?
Quando si va a guardare con attenzione cosa c’è dietro questi numeri, emerge una verità scomoda: la maggior parte delle morti non avviene in modo “naturale”. Non si tratta di malattie, né di vecchiaia. Le cause più frequenti portano un nome che pesa: investimenti stradali, bracconaggio, interazioni con attività umane.

Strade troppo trafficate in zone sempre più selvatiche, armi puntate contro un animale che ha semplicemente il torto di esistere, territori che non riescono più a garantire rifugi sicuri. Ed è importante ricordare un dettaglio: per ogni lupo trovato, ce ne sono altri che non verranno mai individuati. Le carcasse scompaiono nei boschi, vengono trascinate da altri animali o restano in zone irraggiungibili. Quello che sappiamo quindi è solo la punta dell’iceberg.
In quali regioni italiane muore un maggior numero di lupi e perché
Alcune regioni emergono più di altre semplicemente perché lì i lupi sono più numerosi o perché i sistemi di monitoraggio funzionano meglio. Piemonte, Abruzzo ed Emilia-Romagna registrano i numeri più alti di ritrovamenti, ma non significa necessariamente che lì si muoia di più: significa che si documenta di più. In altre zone, invece, i dati sono così scarsi da far pensare che ciò che manca non sia la mortalità… ma la raccolta delle informazioni.
Per capire davvero la situazione bisogna guardare anche alla qualità del lavoro fatto sul posto: ci sono regioni dove quasi tutte le carcasse vengono analizzate e altre dove le cause restano un punto interrogativo. Questo non aiuta né la ricerca né le politiche di protezione.
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Ora che a livello europeo si parla di ridurre la protezione del lupo, questi numeri assumono un peso ancora più grande. Perché se una specie già sotto pressione perde tutele, il risultato potrebbe essere devastante, soprattutto in territori dove i conflitti sono già presenti.
La differenza però non la faranno slogan o opinioni: la farà la capacità di leggere la realtà in modo serio, basandosi su dati solidi e su sistemi di prevenzione che funzionino davvero.
Ci si chiede spesso se sia possibile convivere con il lupo senza arrivare agli estremi. La risposta c’è, ma solo se smettiamo di muoverci alla cieca. Solo se iniziamo davvero a guardare ciò che sta succedendo e a proteggerlo prima che diventi troppo tardi.