L’Italia vieta l’accesso agli animali provenienti dai rifugi ucraini (FOTO)

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By Francesca DM

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Arriva lo stop dall’Italia all’accesso degli animali randagi, quindi a tutti quegli animali provenienti dai rifugi ucraini bisognosi di aiuto

Cuccioli randagi (Screen Facebook)
Cuccioli randagi (Screen Facebook)

Arriva lo stop da parte dell’Italia all’accesso nel nostro Paese da parte degli animali che non hanno una famiglia, ovvero tutti i pelosetti che al momento si trovano nei rifugi ucraini, senza acqua, cibo e sotto i bombardamenti. Cani e gatti randagi, provenienti dall’Ucraina avranno l’ingresso negato.

Non sembra esserci nessuna soluzione, neanche se i quattro zampe vengono seguiti dalle moltissime associazioni che stanno facendo di tutto per riuscire a portare in salvo i pelosetti.

La Delegazione generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute, ha inviato una nota a tutte le Regioni italiane, Province autonome, associazioni animaliste ed enti veterinari.

Era stato deciso dall’Unione Europea, di accogliere insieme ai rifugiati, anche gli animali in fuga da una guerra che di certo non è stata chiesta da loro. Poi però, alcune preoccupazioni sono sorte a causa della possibile diffusione di zoonosi, malattie trasmissibili all’uomo dagli animali, come ad esempio la rabbia.

Così, dopo aver acconsentito a dare un riparo anche ai quattro zampe e che tutte le associazioni ed enti animalisti si sono dati da fare per poter aiutare tutti i pelosetti ancora in pericolo, senza acqua o cibo, viene di nuovo bloccato l’ingresso.

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L’Italia vieta l’accesso agli animali randagi ucraini

Cittadini che cercano di abbandonare l'Ucraina (Screen Facebook)
Cittadini che cercano di abbandonare l’Ucraina (Screen Facebook)

Nel 2021 in Ucraina, come riportato dal Rabies Bulletin Europe, si sono verificati molti casi di rabbia. Un dato che ha destato preoccupazione, tanto da non voler trovare una soluzione, ma addirittura compiere un enorme passo indietro.

Il Ministero si è rivolto all‘Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, per ricevere istruzioni su come prevenire la malattia, primo fra tutti, a quanto pare, vietare l’accesso agli animali senza proprietario. I rifugiati potranno continuare a portare con se i loro animali domestici, se idonei a precisi requisiti.

Come stabilito dal Regolamento europeo 576/2013, i pelosetti da compagnia possono entrare in Italia se provvisti di microchip, certificazione di anticorpi rabbia effettuata più di 3 mesi prima l’ingresso nel Paese e ovviamente la vaccinazione antirabbica.

Nel caso gli animali abbiano tutti i requisiti, devono essere sottoposti ad un prelievo che decreterà il periodo di osservazione, al quale si dovrà essere sottoposti se si risulta positivi o negativi.

Nel caso in cui l’animale sia sprovvisto di microchip e vaccinazione, devono essere immediatamente sottoposti ad entrambi e ad un periodo di osservazione minimo di 3 mesi.

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Le associazioni animaliste, non hanno aspettato a rispondere e far notare quanto sbagliato sia tutto questo, avendo anche soluzioni al problema. “LAV, pur condividendo l’attenzione del Ministero nei confronti di questa zoonosi, ritiene questa misura penalizzante e discriminatoria nei confronti di animali che patiscono i bombardamenti e sono spesso senza né cibo né acqua” scrive la LAV direttamente a Roberto Speranza, Ministro della Salute, come riportato da Green Me “un intervento per consentire l’ingresso in Italia anche di animali provenienti dal rifugio o vaganti sul territorio e di emanare disposizioni secondo le quali i citati animali possano essere introdotti da un’Associazione riconosciuta“.

Anche l’AIDAA non si trova assolutamente d’accordo con le nuove disposizioni.
La decisione ha provocato la ferma reazione di tutte le associazioni animaliste che in questi giorni hanno portato in salvo alcune decine di cani e gatti prelevati dai rifugi” scrive l’AIDAA “si stanno attivando per portare in Italia decine di cani che altrimenti rischiano di morire a causa della guerra o sotto i bombardamenti o per fame se abbandonati a loro stessi“.

Nel comunicato poi tengono a suggerire una valida soluzione: “torniamo a chiedere equipe di volontari ai confini con lo scopo di visitare subito tutti i cani e gatti destinati ad entrare in Italia” spiegando “un servizio gratuito che costerebbe pochissimo e che permetterebbe da subito da mettere in quarantena eventuali animali malati“.

Da noi si preferisce sempre soluzioni difficili a fronte di situazioni invece che potrebbero essere affrontare e risolte con semplicità” concludono avendo la speranza, si prega non vana, di riuscire a trovare una celere soluzione alla questione.

Come non dovrebbero esistere esseri umani di serie A e di serie B, anche per gli animali non ci dovrebbero essere distinzioni. Stanno tutti fuggendo da distruzione e disperazione che non hanno chiesto, non capendo perché i loro corpi hanno paura e i loro cuori tremano ad ogni rumore assordante delle bombe.

Dall’invasione russa si usa molto spesso la parola umanità che non dovrebbe essere solo un’unione di lettere, messe insieme per rendere più efficace un discorso, si dovrebbe mettere in pratica il vero senso della parola stessa e questo significa non lasciare indietro nessuno.

 

 

 

 

 

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