E’ un gesto disperato quello di alcune popolazioni che a causa della fame stanno letteralmente decimando la popolazioni di cicogne, una situazione allarmante che ha sconvolto chiunque ne sia venuto a conoscenza.
Uganda nella zona più interna della ragione nordorientale emerge una situazione terrificante che ha lasciato il mondo senza alcuna parola, nel villaggio di Ayoreri, un paesino remoto al confine con il Kenya, si è trasformato nell’epicentro della lotta disperata per la sopravvivenza.

La fame ha cancellato tutti i limiti e nessun animale è più al sicuro, a farne le spese infatti sarebbero migliaia di cicogne biancheche durante la migrazione dall’Europa centrale passando in quella zona sono state le vittime di quello che ha tutti gli effetti è un rituale per la sopravvivenza.
Trappole letali, che sfruttano persino l’utilizzo di carcasse avvelenate come esche sono state posizionate per dare la caccia alle cicogne, una situazione terrificante per queste povere creature ma che effettivamente fa riflettere come si può biasimare chi, affamato in mancanza di altro cibo caccia ciò che passa sopra la propria testa? Dietro ogni cicogna abbattuta però si nasconde un altra tragedia ovvero l’ecologia globale.
Cosa non si fa per sopravvivere? Quando la fame ti costringe a uccidere

Una volta questa popolazione come molte altre vivevano grazie all’agricoltura ma oggi il paese è in ginocchio a causa di eventi climatici estremi. Si passa infatti da un estremo ad un altro tra brutale siccità e piogge torrenziali che devastano i raccolti.
Questo ha portato la popolazione locale alla fame gli abitanti sono stati costretti a ingegnarsi per poter sopravvivere creando strategie di caccia tanto rudimentali quanto distruttive.
Come esce vengono infatti utilizzati topo morti intrisi di alcol e di veleno e questo ovviamente è pericolosissimo per le cicogne che vengono attirate nella trappola. Questo non è solo per una emergenza alimentare, ma la continua uccisione di creature come le cicogne potrebbe portate ad un collasso sistemico dove non si avrà più la percezione di legalità e illegalità.
Se bene la cicogna bianca attualmente non sia ad effettivo rischio estinzione questa situazione soprattutto durante la migrazione ha visto un notevole abbassamento della popolazione.
A mettere a rischio questa creatura non sarebbe solo il bracconaggio ma anche la riduzione dell’habitat e anche problemi riproduttivi, alcune coppie di questa determinata specie infatti non sempre riescono ad avere successo nella riproduzione.
Un topo morto, intriso di alcol e veleno, diventa arma di morte per le cicogne. Ma questa non è solo un’emergenza alimentare: è un collasso sistemico, dove a morire non sono solo gli uccelli, ma i confini stessi tra legalità, ecologia e disperazione. Un altro dubbio etico è sorto in moltissime persone tra cosa sia giusto e cosa no lo sia.
Quindi chiediamo a voi: è giusto infatti lasciare che le cicogne migrino indisturbate mente un intero popolo muore di fame? Ed è giusto che le cicogne vengano uccise e decimate perché nessuno ha preso una posizione per aiutare questo paese? Quello che è ovvio è che serve un intervento mirato e risolutivo che metta in salvo sia gli animali che l’intera popolazione.