La triste storia del gatto Patrick, scambiato per un randagio ma in realtà un felino domestico con una famiglia.

Scambiato per un randagio e ucciso. In modo così tragico si è conclusa la storia del gatto di nome Patrick, appartenuto a una famiglia residente nella zona di Port Broughton nell’Australia Meridionale. Per un errore rivelatosi fatale, una famiglia è stata distrutta da un dolore che non avrebbe dovuto mai provare.
La storia tragica del gatto Patrick, scambiato per un randagio e ucciso
Un errore impossibile da riparare, commesso da un Consiglio che ha agito senza rendersi contro della gravità della situazione. La morte di Patrick ha sconvolto l’intera comunità sconvolta. Catturato e soppresso dopo essere stato scambiato per un felino selvatico nella zona di Port Broughton, Australia Meridionale, Patrick non tornerà più dai suoi umani. Il Consiglio della Barunga West ha chiesto scusa pubblicamente, riconoscendo che quanto accaduto “non sarebbe mai dovuto succedere”.

All’inizio di luglio Patrick è finito in una trappola nell’ambito di un’operazione di contenimento dei gatti randagi nella regione dello Spencer Gulf. Portato in una clinica veterinaria, è stato sottoposto a scansione per individuare un microchip, ma secondo quanto dichiarato dal Consiglio “non è stata rilevata alcuna identificazione”. L’episodio si è aggravato quando, solo dopo le segnalazioni dei proprietari, il personale ha deciso di tornare a verificare sugli animali già soppressi.
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Patrick era infatti un esemplare di gatto del Bengala (noto anche come “gatto leopardo”, un felino selvatico originario dell’Asia meridionale e orientale). Nonostante questi gatti siano amati da molti amanti degli animali, dal momento che sono una razza ibrida di gatto nata dall’incrocio tra un gatto domestico e un gatto leopardo possono essere una razza piuttosto schiva e, quando spaventatati, possono diventare aggressivi e difficili da gestire.

La mancata individuazione del chip ha portato il Consiglio a prendere una decisione irreversibile: la soppressione del quattro zampe. Patrick è stato così soppresso, una decisione brutale e irreversibile. Solo in un secondo momento è stato scoperto che il felino ucciso era in realtà un micio di famiglia. L’animale era in realtà sia registrato che microchippato, ma per un errore non era stato possibile individuare queste informazioni prima dell’uccisione. Patrick era l’amatissimo animale domestico del poliziotto locale. Un micio “dall’aspetto bellissimo e molto amichevole” dice chi l’ha incontrato.
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La presidente del Barunga West Council, Maree Wauchope, ha espresso rammarico per la vicenda e ha spiegato che i proprietari non avevano nessuna colpa per l’accaduto. La presidente ha infatti spiegato: ”Hanno fatto tutto nel modo giusto. Patrick è scomparso la sera prima di essere catturato e la mattina successiva il proprietario ha bussato a tutte le porte dei vicini, ha pubblicato un annuncio sui social per avvisare la comunità che Patrick era scomparso e ha contattato immediatamente l’ufficio del Consiglio”. Maree Wauchope ha spiegato che “Il veterinario ha confermato la presenza del microchip. Non sono sicura di come sia avvenuto l’errore, ma è accaduto e non posso annullarlo. Tutto ciò che posso fare è chiedere scusa a nome del Consiglio e assicurarmi che non accada mai più”.

Il Consiglio ha stabilito un risarcimento di 2300 euro (corrispondenti a circa 4.000 dollari australiani) che sarebbero quelli del valore dell’animale. Ma, come saprà ogni pet mate, nessuna cifra potrà mai colmare il dolore per la morte di un animale. La famiglia di Patrick ha deciso di donare la somma ricevuta a un ente di beneficenza che si occupa di animali in difficoltà, così che il sacrificio del loro adorato micetto possa almeno aiutare gli altri quattro zampe. La morte di Patrick ha portato il Consiglio a prendere una decisione quasi storica: rivedere le politiche della gestione dei gatti con la decisione di “reintrodurre la precedente pratica di cercare di ricollocare i gatti ove possibile e sospendere l’esternalizzazione dei servizi di gestione e controllo dei gatti”.
L’importanza del microchip
Nonostante nel caso di Patrick a nulla è valso il microchip, questo dispositivo è fondamentale per aiutare i gatti a tornare a casa. I microchip sono dei microscopici dispositivi elettronici rivestiti di materiale biocompatibile, che vengono iniettati sotto alla pelle degli animali. Il microchip contiene un codice numerico che identifica il cane o il gatto e contiene tutti i dati informativi dei proprietari dell’animale attraverso un collegamento diretto con la banca dati dell’Anagrafe degli animali da affezione.
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Smarrire un animale domestico purtroppo non è un evento così raro. Quotidianamente in Italia e nel resto del mondo, centinaia di cani e gatti si allontanano dalle loro case, perdendo la strada e non riuscendo più a fare ritorno. Le campagne, al contempo informative e operative, si impegnano a coinvolgere i medici veterinari, invitati a esporre l’argomento trattato dalla campagna (con la distribuzione di oltre trentaquattro mila volantini), nonché a controllare gratuitamente il corretto funzionamento dei microchip di cani e gatti domestici. In Italia il microchip per i gatti non è obbligatorio, anche se da anni si punta a far approvare leggi che impongano i dispositivi elettronici anche per i felini domestici. (di Elisabetta Guglielmi)