Perché il pappagallo mangia le proprie uova? Le spiegazioni e i consigli

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By Raffaella Lauretta

Curiosita, Polli e volatili

Perché il pappagallo mangia le proprie uova? Cosa spinge questo volatile a compiere l’insano e innaturale gesto? Scopriamolo insieme.

uova
(Foto Pixabay)

Così come il resto degli uccelli, anche i pappagalli si riproducono tramite accoppiamento e successivamente depongono delle uova, le quali, poi, si schiudono dando origine ai pulcini.

Vedere questi piccoli esseri spuntare dal guscio, facendosi strada con il becco, è davvero emozionante.

Il mistero della nascita sia dell’uomo che dell’animale è sempre molto toccante.

Nel caso del pappagallo, però può accadere un strano e spiacevole episodio, ovvero il pappagallo mangia le proprie uova. Scopriamo perché lo fa e cosa possiamo fare per evitarlo.

Perché il pappagallo mangia le proprie uova?

Molto spesso gli animali per esprimersi assumono comportamenti che ai nostri occhi possono apparire strani. Vediamo perché il pappagallo mangia le proprie uova.

pappagallo
(Foto Pixabay)

Il pappagallo che mangia le uova tende ad assumere un comportamento che viene chiamato ovofagia, ovvero mangia le sue stesse uova che si rompono in modo naturale.

Questo accade in particolare quando il guscio risulta fragile e delicato ed è il risultato di un’alimentazione del pappagallo poco bilanciata e sicuramente non completa.

Purtroppo però, l’uccello appena capisce che quel liquido così buono si trova dentro le uova, inizia a beccare anche il resto delle uova ancora sane.

Se non si interviene velocemente, questa resterà un’abitudine difficile da eliminare.

Altri motivi per i quali il pappagallo mangia le proprie uova, possono essere:

  • mancanza di acqua;
  • noia;
  • per abitudine;
  • mancanza di spazio nella voliera o gabbia del pappagallo;
  • accidentalmente.

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Come evitare che il pappagallo mangi le sue uova

Per evitare che il pappagallo mangi le sue uova, è possibile utilizzare piccoli accorgimenti che consentiranno di risolvere la situazione, ovvero:

  • fornire al pappagallo un’alimentazione regolare per ridurre le eventuali carenze, utilizzando anche frutta e verdure fresche. Somministrando un mangime completo e specifici integratori che permetteranno di produrre uova con un guscio più resistente e robusto, evitando così la rottura. Fornendo inoltre sempre la dose giusta di acqua sempre a disposizione;
  •  carenza di calcio e sali minerali, durante il periodo riproduttivo è essenziale fornire alla coppia ossi di seppia e grit;
  • dedicare al volatile uno spazio adeguato, in modo da non poter nemmeno accidentalmente rompere l’uovo e mangiarlo. Perciò se la voliera dei pappagalli è destinata a non più di  tre  animali adulti, deve essere almeno sei volte più alta, più lunga e  più larga rispetto alle dimensioni dell’animale più grosso ospitato al loro interno, misurato dalla punta del becco alla punta della coda.

Come si riproduce un pappagallo

I pappagalli  come molte altre specie di animali, vanno incontro anche loro a dei rituali di corteggiamento piuttosto caratteristici.

Ciò avviene durante la stagione “degli amori” che va da settembre a maggio, ma molto dipende dall’area geografica e dalla loro dimensione.

In natura è la femmina a scegliere il partner con cui riprodursi, mentre i maschi litigano tra loro per conquistarla.

Il corteggiamento del maschio consiste nel compiere movimenti delle ali, piccoli balli, gridolini, carezze e alla fine portare del cibo.

La femmina una volta accettato, lo rigurgita come se volesse darlo ai piccoli ed invece è un gesto di condivisione e di accettazione del corteggiamento.

Dopodiché avviene la fecondazione internamente (il maschio inserisce il suo organo riproduttore all’interno di quello della femmina) e la riproduzione è ovipara (produzione e deposizione di uova).

Successivamente la pappagallina depone l’uovo o più uova e inizia la fase di incubazione o covata che ha la durata di circa 21-24 giorni.

Per gli uccelli in cattività, gli esperti consigliano di preparare un nido prima dell’accoppiamento. Inoltre sarebbe opportuno preparare un nido quanto più naturale possibile, ragion per cui meglio se è in legno.

L’importante che sia lungo almeno 40 cm e largo 20, con un lato aperto per l’ingresso e la parte superiore con un tetto pieghevole, in modo che si possa controllare all’interno.

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Raffaella Lauretta

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