L’Amazzonia sta scomparendo: secondo gli studiosi i bambini che nasceranno dal 2025 non vedranno mai questa meravigliosa foresta.

Un universo un tempo sconfinato, dove la natura più selvaggia e sconosciuta regnava sovrana. Un universo dove la biodiversità era ricchissima. Un universo che tra quindici anni potrebbe essere scomparire. È questo il destino a cui potrebbe andare in contro la foresta amazzonica. A mettere in evidenza questi preoccupanti dati è il nuovo report del WWF, dall’evocativo titolo Sos Amazzonia. Secondo le ricerche, tra quindici anni la foresta amazzonica potrebbe essere scomparsa, tanto che i bambini che nascono oggi nel 2025 non avranno mai modo di vederla.
La scomparsa della foresta amazzonica: i dati nel nuovo report del Wwf Sos Amazzonia
I bambini nati nel 2025 probabilmente non vedranno mai la foresta amazzonica e la biodiversità che ospita. “La perdita è quasi irreversibile”. Così si legge nel nuovo report Sos Amazzonia del WWF. Gli studiosi spiegano che se verrà distrutto un ulteriore 5% della foresta, l’Amazzonia si trasformerà in savana. L’area più a rischio, soprattutto a causa della deforestazione, è la Bolivia. Secondo il nuovo report Wwf Sos Amazzonia, potrebbero mancare meno di quindici anni alla sua perdita irreversibile.

Se un ulteriore 5% di foresta amazzonica venisse distrutta, l’Amazzonia perderebbe definitivamente la sua resilienza venendo sostituita da un’arida savana. I dati contenuti nel nuovo report Wwf SOS Amazzonia svelano come dal 1970 le pressioni causate dall’uomo su questo importante ecosistema siano aumentate talmente tanto che il 17% della foresta amazzonica è stato perso.
L’importanza della foresta amazzonica
Nel report si legge che “Siamo a un passo dal perdere il maggiore tesoro naturale del Pianeta”. Come viene spiegato dagli studiosi, la “foresta amazzonica è il bioma più prezioso presente sul nostro Pianeta: ospita il 10% della biodiversità terrestre, regola le precipitazioni dell’intero continente sudamericano e contribuisce a contrastare il cambiamento climatico globale”. Si sta, ormai, arrivando a un pericoloso punto di non ritorno, che comprometterebbe definitivamente la resilienza dell’Amazzonia. Superare questo punto critico provocherebbe effetti irreversibili, con un enorme impatto sul clima.

Che cosa comporterebbe la scomparsa della Foresta Amazzonica
La perdita della foresta amazzonica influenzerebbe il riscaldamento globale, riducendo le precipitazioni in tutto il Sudamerica e causando estinzioni di massa di specie viventi. Tutto ciò avrebbe un impatto inevitabile sull’agricoltura, sulla produzione di energia idroelettrica e sulla salute e il benessere umano nella regione e a livello globale.
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La Foresta Amazzonica ha già raggiunto per un terzo della sua estensione un punto di non ritorno. Il Paese in cui i dati sono più preoccupanti è la Bolivia. Dal 1990 il 34,7% della foresta amazzonica boliviana è stato perso a causa della deforestazione. A differenza degli altri Paesi sudamericani, in questa nazione la deforestazione è raddoppiata negli ultimi trentacinque anni. La foresta amazzonica boliviana si estende per 55 milioni di ettari, terza dopo Brasile e Perù, rappresentando l’8% dell’estensione totale. Questa parte dell’Amazzonia peruviana e boliviana, nota con il nome di Amazzonia andina, è tra le più ricche in termini ecologici e culturali.
Le cause della comparsa dell’Amazzonia
Le cause principali di questa perdita di biodiversità sono da ricondurre agli incendi boschivi. Si stima che circa 3,8 milioni di ettari ogni anno vengano divorati dalle fiamme, che distruggono anche aree protette e territori indigeni. La siccità che ha colpito il Sud America nello scorso anno ha creato le condizioni perfette per la propagazione degli incendi, tanto che nel 2024 sarebbero oltre 6 milioni gli ettari distrutti nei circa 250.000 roghi. Incendi che, oltre a distruggere la biodiversità, sono stati estremamente pericolosi per la salute umana avendo portato il PM10, ovvero l’insieme di sostanze inquinanti, oltre i valori consentiti del 815% in numerose città

L’estinzione di specie di uccelli e altri animali e la scomparsa della foresta è per i biologi della conservazione è un monito sulla necessità di proteggere la biodiversità da distruzione degli habitat, cambiamento climatico, inquinamento e altri fattori in grado di sterminare intere popolazioni e specie.
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La biodiversità è a rischio e nella lista rossa delle specie in via di estinzione si allunga ogni anno. Secondo le ultime ricerche apparse su una pubblicazione scientifica statunitense, la «Science Advances», il pianeta Terra «potrebbe perdere più di un decimo delle sue specie vegetali e animali entro la fine del secolo». Gli scienziati affermano infatti che una specie su dieci si estinguerà per i cambiamenti climatici nei prossimi decenni.
L’attività antropica e la deforestazione sono la causa, in moltissimi casi, della scomparsa di specie viventi. Proprio l’abbattimento degli alberi, ad esempio, è alla base della quasi estinzione della Dusky Tetraka (nome scientifico Crossleyia tenebrosa), un piccolo uccello endemico del Madagascar, dal piumaggio olivastro e dalla gola gialla. Questo uccellino ha visto il proprio habitat distrutto per far spazio a fattorie per coltivare la vaniglia.
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In questo contesto assume grandissima importanza la salvaguardia degli oceani e del Pianeta. Ogni specie vivente ha la sua importanza nell’ecosistema e solo una conoscenza degli esseri che abitano terra e mari potrà permettere di migliorare la preoccupante situazione attuale. (di Elisabetta Guglielmi)