Le farfalle rischiano perdere per sempre i colori delle loro ali eppure questi cambiamenti si sarebbero potuti evitare.
Sembra essere ormai una consuetudine di molti quella di voler entrare nel merito di alcuni argomenti quando ormai non c’è più nulla da fare, o meglio: quando le risposte alle cause di alcuni avvenimenti è ormai chiara e non si può fare altro che piangere sul latte versato. Eppure a mettere in guardia tutti sul destino delle farfalle, tentando – molto in anticipo – di far cambiare rotta a quelli che sarebbero divenuti i potenziali responsabili di tale mutazione, ci avrebbero già pensato a tempo debito due personalità di spicco, vissute rispettivamente a cavallo tra la fine del Seicento e la prima metà del Novecento.
Ancor prima che un importante biologo del “Guardian” documentasse ai nostri giorni lo scolorimento delle ali delle farfalle in atto in Brasile, la pittrice Maria Sibylla Merian e il genetista Bernard Kettlewell avevano già compreso per primi l’esistenza del fenomeno scientifico relativo al cambiamento del colore delle ali di farfalle e – in seguito – sul come quest’ultimo fosse dovuto ai cambiamenti climatici e alla più intensa convivenza dei lepidotteri con un entourage predatorio.
Alla risposta sul perché le farfalle stiano rischiando di vedere sempre più alterati i loro colori avrebbe risposto nel presente il fotografo e ricercatore in biologia Garcìa Roa, approfittando – forse per dare agli amanti dei lepidotteri ancora un lume di speranza – del periodo della spettacolare migrazione delle farfalle monache.
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Se le farfalle perdessero dunque per sempre i loro colori accesi, divenendo sempre più anonime, innanzitutto starebbero gridando al mondo la loro sofferenza relativa al vivere in un habitat che nega sempre di più la loro presenza. Ciò significherebbe, infine, che i lepidotteri perderebbero anche la loro naturale propensione alla sopravvivenza in un ambiente che si presenta sempre più ostile.
L’unica opportunità per contribuire al salvataggio delle ultime farfalle che mostrano di resistere a questo cambiamento è quello di agire globalmente e attivamente verso la rigenerazione degli habitat naturali.
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