Tetano nel gatto: cause, sintomi, diagnosi e trattamento

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By Raffaella Lauretta

Salute dei Gatti

Tetano nel gatto, una condizione che si verifica raramente ma a cui occorre prestare attenzione. Vediamo quali le cause, i sintomi e la cura.

gatto malato
(Foto AdobeStock)

Anche se quella del tetano nel gatto è una condizione che si verifica molto raramente, e per lo più nei gatti randagi, occorre in ogni caso conoscere la causa, i sintomi e il trattamento.

Generalmente è considerata una condizione grave che richiede un trattamento immediato ma vediamo di saperne di più in merito.

Tuttavia saper individuare i segnali, sapere come e quando intervenire ma soprattutto sapere come prevenire è davvero importante per la salute del proprio animale domestico.

Cause del tetano nel gatto

La causa del tetano nel gatto è da attribuire ad un batterio chiamato Clostridium tetani.

Si tratta di un batterio generalmente presente nel suolo e in altri ambienti poveri di ossigeno, ma anche nell’intestino dei mammiferi e nel tessuto morto delle ferite che si creano a causa di lesioni, interventi chirurgici, ustioni, congelamento e fratture.

Sintomi del tetano nel gatto

I sintomi che possono manifestarsi quando è presente il bacillo del tetano nel gatto sono:

I sintomi appena citati si mostrano solo dopo che le spore sono entrate nella ferita e si sono riprodotte.

Inoltre se l’infezione rimane locale nell’area in cui è entrata nell’organismo, in alcuni soggetti può anche regredire.

Mentre se le tossine riescono ad accedere al sistema nervoso, alcuni soggetti possono anche degenerare.

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Diagnosi e trattamento del tetano nel gatto

Per poter stabilire una diagnosi, il veterinario vorrà conoscere la storia completa della salute del gatto ed in particolare l’inizio dei sintomi, informazioni in merito a lesioni o traumi precedenti.

Dopodiché il veterinario effettuerà un esame fisico completo del gatto, insieme a i seguenti esami:

  • esame emocromocitometrico completo (può mostrare un numero anormalmente basso o alto di globuli bianchi (WBC), entrambi indicanti un’infezione);
  • profilo biochimico (può mostrare alte concentrazioni di un enzima chiamato creatina fosfochinasi);
  • analisi delle urine del gatto;
  • campioni di tessuto e fluido prelevati dalla ferita al laboratorio per la coltura (per confermare la crescita di un organismo nella ferita).

Stabilita la diagnosi il veterinario ordinerà il ricovero dell’animale per un periodo di 3-4 settimane.

Un buon supporto, un’assistenza continua e l’alimentazione direttamente nello stomaco dell’animale per evitare il deperimento e la disidratazione del gatto.

L’animale inoltre verrà tenuto sedato, in un ambiente con poca luce e poco rumore. I farmaci somministrati aiuteranno il gatto a restare calmo ed in posizione sdraiata anche tutto il tempo.

Per questo motivo, dovranno esserci alcuni orari in cui dovrà essere girato, per evitare che si sviluppino piaghe/ulcere da decubito. In alcuni casi per facilitare la normale respirazione dovrà essere intubato.

Infine come terapia per trattare il gatto verranno somministrati farmaci per legare la tossina, antibiotici, per via orale o per iniezione, per controllare l’ulteriore diffusione dell’infezione.

Verranno utilizzati anche antibiotici topici (esterni) intorno alla periferia della ferita per controllare l’infezione.

La prognosi dipende in gran parte dalla gravità della malattia; più grave è la malattia, minori sono le possibilità di una completa guarigione. Spesso c’è bisogno di un lungo periodo di tempo per un completo recupero.

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Raffaella Lauretta

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