Anche Gucci dice “no” alle pellicce: la rivoluzione nell’alta moda per uno sviluppo sostenibile

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By lotta75

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Il gigante del lusso Gucci ha annunciato di togliere le pellicce dalle prossime collezioni e che a partire dal 2018 metterà all’asta tutta la produzione restante con pellicce.

E’ quanto ha reso noto a grande sorpresa il presidente del colosso, Marco Bizzarri nell’ambito di un intervento al London College of Fashion. “Si tratta di un impegno con il quale vogliamo fare dello sviluppo sostenibile un elemento cruciale della nostra attività”.
“Pensate che indossare pellicce sia ancora di tendenza? Io non credo. Personalmente non ritengo sia un capo moderno, per questo abbiamo deciso di farne a meno. E poi, la creatività la si può esprimere in altri mille modi”, ha dichiarato Bizzarri in un’intervista a Business of Fashion, affermando che “essere socialmente responsabili è uno dei nostri valori fondamentali”.

Inoltre, lo stesso presidente ha rivelato che il ricavato delle pellicce che saranno messe all’asta, verrà devoluto a due organizzazioni internazionali che si occupano della tutela e la difesa degli animali, Humane Society International (HSI) e la LAV in Italia.

Gucci “cambia la donna e avrà un effetto enorme nel mondo della moda”, ha commentato la notizia, in un comunicato la presidente di Hsi, Kitty Block.

“La decisione di Gucci cambierà radicalmente il futuro della moda. Il rispetto degli animali è sempre più radicato nei valori delle persone e i grandi nomi della moda stanno gradualmente attuando politiche di responsabilità sociale in questa direzione. Mentre la moda diventa sempre più etica, le catene di approvvigionamento che ruotano intorno agli animali saranno una cosa del passato”, ha invece dichiarato Simone Pavesi, responsabile LAV – Area Moda Animal Free.

Una scelta etica con la quale la maison di moda intende effettuare un balzo di qualità, entrando a far parte dei marchi “Free fur Alliance” che hanno già escluso le pellicce dalle loro collezioni come Calvin Klein, Ralph Lauren, Tommy Hilfiger e Armani.

C.D.

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